LA LOTTA AL VIRUS

Under 12 e vaccino: la ricerca procede e chiama le famiglie

di Lisa Cesco
Dibattito aperto sulla somministrazione del vaccino agli under 12
Dibattito aperto sulla somministrazione del vaccino agli under 12
Dibattito aperto sulla somministrazione del vaccino agli under 12
Dibattito aperto sulla somministrazione del vaccino agli under 12

I genitori chiedono informazioni chiare, puntuali e attendibili sulla vaccinazione anti Covid dei propri figli, e vorrebbero ascoltarle da fonti autorevoli. I loro dubbi più diffusi riguardano i possibili effetti collaterali nei bambini, il timore che la sperimentazione non sia stata abbastanza ampia, le possibili controindicazioni in caso di allergie o altre malattie.È quanto emerge da un'indagine realizzata questa estate fra i genitori che per i più diversi motivi accompagnavano i figli al Pronto soccorso pediatrico del Civile di Brescia. Se il riscontro fra gli under 16 è stato molto positivo, e ormai oltre l'80 per cento degli adolescenti sono vaccinati, l'indagine bresciana ha rilevato la presenza di uno zoccolo duro di genitori irriducibili - pari a circa il 20 per cento del totale - contrario alla vaccinazione della prole. Aspetti che devono fare riflettere, ora che la platea dei vaccinabili è destinata ad allargarsi anche ai bambini: Pfizer/Biontech ha annunciato che il proprio vaccino è efficace nella fascia di età dai 5 agli 11 anni, con «un profilo di sicurezza favorevole» e una robusta risposta in termini di anticorpi neutralizzanti, dopo la somministrazione di due dosi da 10 microgrammi (inferiori rispetto a quelle da 30 microgrammi utilizzate dai 12 anni in su).«Si tratta di novità incoraggianti, che ci rendono abbastanza ottimisti, in attesa della pubblicazione dei dati per il vaglio da parte della comunità scientifica - spiega Raffaele Badolato, ordinario di Pediatria generale e specialistica all'Università degli Studi di Brescia e presidente Sezione Lombardia della Sip-Società italiana di Pediatria -. Se i dati saranno confermati potremo disporre - indicativamente entro fine anno - di un vaccino per i bambini dal profilo di sicurezza molto buono». Rimane l'incognita su come verrà accolta da genitori e famiglie l'estensione del vaccino ai più piccoli: «La vera chiave di volta sarà riuscire a trasmettere un'informazione corretta, proprio come chiedono i genitori bresciani, per consentire di fare la scelta giusta. Il riferimento rimangono i pediatri, così come i siti di divulgazione istituzionali». Sul sito di Regione Lombardia, ad esempio, è possibile scaricare domande/risposte sul vaccino negli adolescenti, frutto di un ciclo di incontri on line con i genitori organizzati insieme alla Sip. Le società scientifiche di pediatria a livello internazionale sono schierate a favore della vaccinazione, solo il Regno Unito ha assunto una posizione intermedia, prevedendo solo una dose per gli adolescenti. Tutto questo mentre negli Stati Uniti, da luglio, i casi pediatrici di Covid sono aumentati di circa il 240 per cento: «L'ipotesi avanzata negli Stati Uniti è che la maggiore contagiosità nei bambini sia collegata alla variante Delta - chiarisce Badolato -. In Italia i casi pediatrici al momento sono stabili, ma è opportuno aspettare alcune settimane dall'avvio della scuola per poter escludere un rischio di nuovi focolai. È certo, comunque, che quanto più l'infezione si diffonde, tanto più aumentano i casi gravi che finiscono in ospedale o in Terapia intensiva. Mettere i bambini a rischio non ha molto senso se c'è la possibilità di proteggerli con il vaccino». A favore dell'immunizzazione dei più piccoli ci sono altri due buoni motivi: uno che riguarda la collettività, perché «la protezione dall'infezione passa dai bambini, visto che come tutte le infezioni respiratorie anche il Covid è rilanciato dalla fascia pediatrica, e quindi un'ampia copertura diventa una necessità». Il secondo ha a che fare con la ripresa della vita scolastica e sociale, di cui i bambini hanno estremo bisogno, visto «che è proprio aumentando la copertura che si potrà tornare a svolgere attività didattiche ed extra didattiche il più possibile normali». C'è poi una categoria che avrebbe bisogno fin da subito di essere tutelata: «Sono i bambini fragili - aggiunge lo specialista -, quelli in cura per leucemie, ad esempio, o con terapie immunosoppressive, che rischiano molto in caso di infezione. Per loro è urgente che si arrivi all'autorizzazione del vaccino, e dovrebbero essere i primi a riceverlo».. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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