Vittorio Sora, memoria viva anche dopo 25 anni

di Luciano Costa
Vittorio Sora: figura storica della Democrazia Cristiana di Brescia
Vittorio Sora: figura storica della Democrazia Cristiana di Brescia
Vittorio Sora: figura storica della Democrazia Cristiana di Brescia
Vittorio Sora: figura storica della Democrazia Cristiana di Brescia

Venticinque anni fa, come ieri 30 luglio, un tragico incidente avvenuto quando già era respirabile l’aria della sua Bassa (quella di Quinzano d’Oglio dove era nato e abitava nei giorni di quiete e di riposo) interrompeva l’esperienza terrena di Vittorio Sora, Sono passati gli anni, tanti quanti ne bastano per far crescere una generazione, ma ancora restano i ricordi, uno più importante dell’altro, tutti insieme testimonianza di un impegno politico messo in campo perché nessuno fosse costretto a vivere ai margini. Conoscevo Vittorio e la buona amicizia era il filo conduttore di pensieri, riflessioni e parole pronti per essere raccontati per dare voce e fisionomia a «certi bellimbusti» che con sana incoscienza democristiana cercavano di combattere la «rossa utopia» comunista, allora di casa in quel groviglio sterminato di campi coltivati e di contadini arrabbiati. Vittorio, grande una spanna più di chiunque altro, era già in prima linea. Masticava la politica imparata alla scuola dei «vecchi democristi», quasi tutti sindaci indaffarati a servire e lontani mille miglia dalla comodità del farsi servire. Di quella politica Vittorio si nutriva, per quella politica chiedeva agli amici vicini di far posto alle istanze che nascevano dalla terra più bassa, la cosiddetta «base», pronte a salire fino ai piani più alti e impervi del palazzo. Fuori dalla politica attiva, per Vittorio gli amici erano quelli che con lui condividevano il buono e il gramo, disposti a intavolare lunghe e preziose discussioni sull’essere e il divenire della res pubblica in generale e del partito della Democrazia Cristiana, con le idee e i valori in esso racchiusi, in particolare. Era in quei frangenti che Vittorio, misurata la passione politica di ciascun ospite, sconvolgeva la prassi trasformandola in occasione per dare certezza alle ragioni della politica, fisionomia alle speranze della gente, valore all’essere cristiani dentro l’agorà della politica… «Per me – disse allora Vittorio ai partecipanti al dibattito, allora di moda, su cristianesimo e marxismo – essere cristiano significa non stare alla finestra, ma in mezzo alla gente…». Vittorio Sora, ragazzo del 1935, dopo gli studi e la necessaria gavetta, trovò voglia e tempo per iscriversi alla «nobile» (almeno allora) Democrazia Cristiana, impegnandosi a fare crescere il suo Movimento Giovanile. Però e meno male, pur onorando la politica, portò a casa la laurea in Economia e Commercio e, non contento, un titolo di dirigente d’azienda conseguito all’Università Bocconi di Milano. Trovata occupazione stabile nell’Ufficio Studi della Cassa di Risparmio delle Province Lombarde, consolidò la passione politica, prevalente su ogni altra occupazione, lavorando al fianco di Giovanni Marcora a Milano e Lombardia e a Benigno Zaccagnini nell’ufficio appositamente istituito a Roma dalla «DC» per affrontare i tanti e gravi problemi del lavoro. Fu anche dirigente nazionale del Movimento Giovanile e membro del Consiglio Nazionale in rappresentanza della corrente di Sinistra di Base. Poi, nel 1965, stabilmente insediato a Brescia, venne eletto consigliere provinciale. Dal 1970 al 1990 fu consigliere regionale e per due volte ricoprì il ruolo di assessore (prima a Industria, commercio, cave, torbiere, fiere, mercati e acque minerali; poi al Bilancio). Nel 1990, dopo le benemerenze conquistate in Regione Lombardia, Vittorio fu eletto sindaco di Quinzano e lì cambiò i termini dell’assistenza dovuta agli anziani, rinfrancò il diritto allo studio, rimise in circolo il dovere della salvaguardia ambientale, cambiò il modo di concepire la viabilità locale, divenne presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani della Lombardia a cui veniva chiesto di contrastare lo strapotere dell’area metropolitana milanese e di far nascere quel «Comitato consultivo dell’attività di piano dell’Autorità di bacino del Po», secondo lui ultima risorsa per valorizzare e rendere fruibile il Grande Fiume. Nel 1994, dopo lo scioglimento della Democrazia Cristiana, Vittorio fu al fianco di Mino Martinazzoli e lo aiutò a far nascere il nuovo Partito Popolare. Due anni dopo sostenne Romano Prodi nella difficilissima e spesso incompresa proposta dell’Ulivo. Poi, il tragico incidente. Allora qualcuno disse che scoprire che essere «democristi» – cioè democristiani per intero come lo era stato Vittorio – non era il guaio peggiore che potesse capitare.•.

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