L’ALLARME

West Nile, a Brescia sono 2 i casi accertati

di Natalia Danesi
In Italia 94 i pazienti confermati
La zanzara è il vettore del virus del Nilo Occidentale. Raddoppiati i casi registrati in Italia in una settimana
La zanzara è il vettore del virus del Nilo Occidentale. Raddoppiati i casi registrati in Italia in una settimana
La zanzara è il vettore del virus del Nilo Occidentale. Raddoppiati i casi registrati in Italia in una settimana
La zanzara è il vettore del virus del Nilo Occidentale. Raddoppiati i casi registrati in Italia in una settimana

Sale l’allerta in tutta Italia per la diffusione del virus West Nile. L’ultimo bollettino dell’Istituto superiore di sanità segnala che in una settimana i casi umani sono più che raddoppiati arrivando, da giugno, a toccare quota 94. Di questi 55 si sono manifestati con sintomi neuro invasivi, 19 in donatori di sangue, 19 con febbre e uno con altri sintomi. Due casi (uno con febbre e uno in un donatore di sangue) sono stati segnalati nel Bresciano. La situazione più preoccupante finora si sta registrando nel Veneto in particolare a Padova e provincia dove i casi accertati sono 49 con un numero di ricoveri in continua crescita. Il virus West Nile, nell’ambito della sorveglianza sugli animali, è stato confermato dal Cesme anche in due dei cento pool di zanzare catturati ed esaminati nella nostra provincia confermandone, di fatto, la circolazione. Gli insetti sono il principale vettore di trasmissione, mentre gli uccelli sono il primo serbatoio: nessuno degli esemplari esaminati e nei quali è stata confermata la presenza del virus proveniva tuttavia dal Bresciano.

I numeri per ora si mantengono ampiamente sotto la soglia d’allarme, tanto più che la presenza del Wnv in Italia, come spiegano gli epidemiologi, risale almeno al 2008. Nel 2018 furono registrati ben 552 casi attribuibili al virus con 40 decessi Quest’anno tuttavia la stagione delle zanzare portatrici del virus, a causa del grande caldo, è partita in anticipo di almeno un mese. Il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta - come spiega l’Istituto superiore di sanità - varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario. La maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta sintomi leggeri: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. Possono durare da poche ore ad alcuni giorni, a seconda dell’età e della condizione immunitaria del contagiato.

I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette (1 persona su 150), e solo nei casi gravi (1 persona su mille) il virus può causare un’encefalite letale. Per la febbre West Nile non esiste un vaccino né una terapia specifica, il ricovero in ospedale consente semplicemente di affrontare in modo tempestivo i sintomi neurologici o intervenire eventualmente con la ventilazione assistita. L’unica forma di intervento efficace è la prevenzione: oltre ad evitare individualmente di farsi pungere, interventi di disinfestazione come quello messo in campo dal Comune di Padova nelle ore notturne per stanare le zanzare adulte. L’attenzione deve restare alta soprattutto nelle ore notturne: solo la zanzara Culex pipiens trasmette la malattia West Nile, non le altre (zanzara tigre) e, trattandosi di insetto notturno, le misure preventive si riferiscono solo al periodo notturno.•.

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