«Famedio, qui le basi del nuovo progresso»
Fissati sul marmo e nella memoria di una comunità che vuole perpetuarne il ricordo e trasmetterne alle future generazioni l’esempio civile e morale, i nomi di 23 concittadini che hanno reso grande la Leonessa brillano da ieri nell’imperituro firmamento consacrato alla brescianità più illustre. Nel Famedio del cimitero Vantiniano hanno trovato «casa» personalità di spicco del mondo scientifico, artistico, religioso, imprenditoriale e socio-sanitario, che pur nella diversità dei percorsi e dei traguardi raggiunti sono stati accomunati in vita dall’amore per la gente e per il territorio in cui sono nati o in cui hanno trovato accoglienza. LA CERIMONIA, presenziata dal sindaco Emilio Del Bono e dal rettore dell’Università Maurizio Tira in qualità di portavoce dell’apposita commissione tecnico-istituzionale incaricata di decretare i profili meritevoli, ha reso omaggio a 19 figure scomparse nel corso degli anni Sessanta del Novecento e a 4 protagonisti della recente storia cittadina mancati nel 2018: monsignor Antonio Fappani, sacerdote, giornalista e instancabile promotore di iniziative culturali tra cui la titanica Enciclopedia Bresciana; la direttrice d’orchestra Giovanna Sorbi, fondatrice del coro lirico Città di Brescia e della Brixia Symphony Orchestra; il medico-chirurgo Giorgio Brunelli, professore universitario e pioniere nell’ambito della microghirurgia della mano; il compianto tecnico della nazionale di calcio a Italia 90 Azeglio Vicini. Viaggiando a ritroso nel tempo ci si imbatte nei nomi più noti del cardinale Giulio Bevilacqua, che nonostante la carica volle vivere da parroco in periferia, del vescovo Giacinto Tredici o degli industriali Giovanni Treccani degli Alfieri - iniziatore dell’omonima Enciclopedia italiana - , Roberto Ferrari o Luigi Marzoli. A stupire è però la dedizione all’altruismo e al bene comune che traspare dalle biografie meno note: l’abnegazione dell’infermiera Ida Ferrara, volontaria della Croce Rossa e della San Vincenzo che scelse di servire poveri e infermi, la fede concreta e quotidiana di suor Elisa Daffini, ancella della carità che visse per curare i malati, l’impegno antifascista dell’imprenditore e alpinista André Petitpierre, tra i fondatori della sezione bresciana del Cai. «Figure da ammirare in quanto modelli a cui aspirare, ma anche fondamenta ideali su cui costruire un rinnovato progresso umano», ha sottolineato Del Bono. Tira ha messo l’accento sull’eredità morale «da coltivare per non far mancare alle giovani generazioni la fiducia nel futuro». • © RIPRODUZIONE RISERVATA
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