IL VERTICE NELLA CAPITALE. Fumata grigia dall’incontro al ministero dell’Ambiente con i rappresentanti delle due sponde del lago e dell’Associazione dei 35 Comuni

Depuratore del
Garda, alta
tensione a Roma

di Luciano Scarpetta
Il depuratore di Peschiera: è l’unico progetto per ora concreto
Il depuratore di Peschiera: è l’unico progetto per ora concreto
Il depuratore di Peschiera: è l’unico progetto per ora concreto
Il depuratore di Peschiera: è l’unico progetto per ora concreto

Alta tensione ieri pomeriggio a Roma durante il vertice al ministero dell’Ambiente per il nuovo depuratore del Garda. Al termine della riunione cui hanno partecipato il direttore generale Gaia Checcucci e il suo staff al completo, con le Regioni Lombardia e Veneto, i rispettivi Ato e la Ats Garda Ambiente, l’associazione di scopo in rappresentanza dei 35 sindaci gardesani aderenti, nessuno dei protagonisti ha voluto rivelare l’esito dell’incontro. «Il progetto va avanti e il tavolo di lavoro è stato positivo - si è limitato a commentare il presidente di Ats, Giovanni Peretti - però al ministero hanno chiesto di avere pazienza. In questo momento ci sono troppe tensioni sul tavolo a causa di qualcuno che nelle ultime ore ha giocato malissimo». IL RIFERIMENTO non troppo velato è alla presa di posizione del sindaco di Muscoline, Davide Comaglio, che 24 ore prima del vertice romano ha deciso di ribellarsi all’idea di ospitare il nuovo depuratore sul suo territorio. Messo di fronte solo negli ultimi giorni all’ipotesi di far confluire i reflui della zona tra Salò e Gargnano e parte della Valtenesi a Muscoline, scaricando poi le acque depurate nel Chiese, Comaglio ha deciso di passare al contrattacco svelando in anteprima la soluzione più gettonata da Acque Bresciane tra le cinque ipotesi proposte dallo studio del professor Giorgio Bertanza. «Ipotesi a dir poco surreale - aveva detto drastico il sindaco Comaglio - la più invasiva dal punto di vista paesaggistico e ambientale, a quanto pare portata all’attenzione del Ministero su spinta dei vari enti gardesani frettolosi di spostare il loro problema oltre le colline, senza un confronto preventivo con i territori interessati». Un’entrata a gamba tesa probabilmente sanzionata ieri dall’arbitro (il ministero) con l’inevitabile cartellino giallo alla «squadra» della sponda bresciana del lago. In effetti non deve essere stato piacevole dopo mesi dallo stanziamento statale di 100 milioni di euro (60 per la bresciana e 40 per la veronese), apprendere dai giornali che nell’area lombarda non è ancora stato scelta l’area dove collocare il nuovo depuratore destinato a smaltire i reflui dei comuni rivieraschi. Per questo motivo ieri pomeriggio sulla bollente linea tra Roma e il Benaco, non si scartava nemmeno l’opzione tanto cara al Movimento 5 Stelle di realizzare non un grande depuratore, ma due o tre più piccoli, tarati su un’utenza di 50/70 mila utenti ciascuno. Meno impatto, ma anche il problema di dover trovare non più un solo Comune, ma ben tre sindaci disposti ad accogliere gli impianti sui propri territori: impresa a quanto pare non semplice. Vedremo comunque nelle prossime ore quali saranno le decisioni partorite nell’incontro di ieri pomeriggio al ministero. IL RISCHIO che le due sponde bresciana e veronese possano procedere a due velocità non è più solo teorico. Soprattutto dopo la decisione del Consiglio di Stato che ieri ha respinto la sospensiva di Techinital Spa per la progettazione definitiva del collettore veronese, vinto dalla padovana Hmr Ambiente srl. «Dopo il Tar Veneto, anche il Consiglio di Stato - informa l’Azienda Gardesana Servizi - ha respinto la richiesta presentata in appello da Technital. Si conferma quanto già deciso dal Tar e il corretto operato della commissione esaminatrice. Il nuovo collettore è un’opera fondamentale per la salvaguardia del nostro lago: vogliamo che sia completato in tempi certi e la decisione del Consiglio di Stato va in questa direzione». •

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