Fanghi agli
idrocarburi,
vertenza al veleno

di Cinzia Reboni
Lo smaltimento dei fanghi di depurazione è ormai un caso nazionale
Lo smaltimento dei fanghi di depurazione è ormai un caso nazionale
Lo smaltimento dei fanghi di depurazione è ormai un caso nazionale
Lo smaltimento dei fanghi di depurazione è ormai un caso nazionale

La battaglia sullo smaltimento dei fanghi da depurazione è un rebus. Il Tar ha annullato la delibera del Pirellone che innalzava il limite di tolleranza degli idrocarburi, una minaccia per la salute. Per evitare la paralisi dello smaltimento, la Regione è corsa ai ripari ottenendo dal Governo la promessa di un decreto che rialzi l’asticella degli inquinanti, ma il M5S non è d’accordo. In questo clima caotico la questione dei fanghi rischia di impantanarsi. Tanto più che anche diversi Comuni bresciani sono pronti a seguire l’esempio dei 64 enti locali di Pavia e Lodi che attraverso il Tar sono riusciti ad affossare la delibera della Regione che innalzava di 200 volte la soglia massima di idrocarburi. Secondo i giudici amministrativi «le Regioni non possono dettare una disciplina contrastante con quella prevista dalle fonti primarie statali, abbassando i limiti di tutela previsti da queste ultime». Il Pirellone, insomma, «può solo dettare norme più stringenti che assicurino livelli di tutela più elevati rispetto alle norme statali» e non invece, come ha fatto nel 2017, alzare i livelli di idrocarburi.

LA MOZIONE presentata da Forza Italia e approvata mercoledì in Consiglio regionale, ha affidato alla Giunta il compito di pressare il Governo, per evitare l’avvio di uno stato di emergenza. L’assessore all’Ambiente del Pirellone, Raffaele Cattaneo, ha convocato a Milano i gestori degli impianti di incenerimento per poter procedere allo smaltimento di una quota dei fanghi al momento «bloccati». Contestualmente «abbiamo avviato un dialogo con chi si occupa del trattamento dei fanghi e con le società di depurazione delle acque lombarde», ha spiegato Cattaneo. L’opera di mediazione è sfociata nell’accordo in sede di conferenza Stato Regioni sul testo del decreto sull'utilizzazione dei fanghi da depurazione in agricoltura. «Ora spettiamo l'emanazione del decreto nei prossimi giorni», assicura Cattaneo. Ma il M5S affila le armi.

«SUL FATTO che sia necessario un intervento nazionale per mettere ordine nella normativa e nei parametri di riferimento legati ai fanghi da depurazione, siamo tutti d’accordo - spiega il consigliere regionale Ferdinando Alberti del M5S -. É indispensabile individuare un valore congruo: portare il limite di idrocarburi a 10 mila mg/kg è stata una follia, ma lo è anche mantenerlo a 50». Il problema, secondo Alberti, «è la mozione assolutamente vergognosa votata in Consiglio regionale, che mette a rischio la salute dei cittadini. Invece di affrontare seriamente il problema agendo sulle cause, la maggioranza ha preferito consegnare nelle mani della Giunta una delega in bianco in materia di procedure autorizzative e semplificazione per lo smaltimento di questi fanghi all'interno di inceneritori e cementifici. Dopo aver ignorato per anni il problema, ora si propone una soluzione che è peggio del male che si vorrebbe curare, ovvero quella di andare in totale deroga alle normative ambientali in tema di smaltimento. Non è che l’emergenza può determinare l’apertura di vie preferenziali per autorizzare lo smaltimento selvaggio di fanghi contenenti sostanze a livelli pericolosi nelle dozzine di forni di inceneritori e cementifici sparsi per tutto il territorio».

LA VERA EMERGENZA, secondo Alberti, «non è, come si vuol far credere, il Tar che legifera al posto di una Regione pasticciona, bensì la quantità smisurata di fanghi che arrivano in Lombardia, e a Brescia, da tutto il territorio nazionale, per essere smaltiti in modo più o meno legale. Noi puntiamo a bloccare questo flusso incontrollato. Un’emergenza che ovviamente la Giunta non ha alcuna intenzione di risolvere».

SECONDO le stime più recenti, i fanghi provenienti dal trattamento delle acque reflue urbane prodotti sul territorio nazionale sono oltre 3 milioni di tonnellate all’anno e la Lombardia, con 1,2 milioni, è una delle regioni con il maggior quantitativo prodotto. Gli impianti del Bresciano trattano oltre 364 mila tonnellate di fanghi all’anno. «Da qualche parte i fanghi bisogna pur metterli, l’importante è evitare la destinazione nei campi - spiega l’assessore regionale all’Agricoltura, Fabio Rolfi -. Secondo gli ultimi dati Ispra, la Lombardia nel 2017 ha smaltito 482 mila tonnellate di fanghi, e ne ha importati 500 mila. Di questi, il 75% circa va nei campi di 3-4 province: un impatto devastante che, se protratto nel tempo, porta a degli effetti gravissimi, in quanto si coltivano alimentazioni per il bestiame che poi produce i nostri Dop. Anche dal punto di vista del mercato internazionale, ci rimettiamo in immagine. La Lombardia smaltisce il 40% dei fanghi di tutta Italia: siamo diventati la pattumiera».

FABIO ROLFI RITIENE che che sia preferibile «l’incenerimento, ma non escludo che si possano trovare altre tecnologie, come l’essiccazione per l’estrazione dei princìpi attivi del fosforo, mandando all’inceneritore solo il residuo. Dovremmo guardare ad altre nazioni che già applicano queste procedure».

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