Accusato ingiustamente di avere insultato i vigili: assolto con formula piena

di V.R.
Il Tribunale di Brescia, dove si è svolto il processo per oltraggio
Il Tribunale di Brescia, dove si è svolto il processo per oltraggio
Il Tribunale di Brescia, dove si è svolto il processo per oltraggio
Il Tribunale di Brescia, dove si è svolto il processo per oltraggio

Rimane un solo interrogativo in sospeso: per quale motivo due agenti della Polizia locale di Salò avevano accusato in cittadino di averli oltraggiati con parole irripetibili («testa di c..., pezzo di m...) se quelle parole non sono mai state pronunciate? TUTTI GLI ALTRI ASPETTI di questa singolare vicenda sono invece stati chiariti dalla sentenza di assoluzione, con formula piena, del cittadino che era stato accusato di oltraggio: il fatto non sussiste. Questo il verdetto della seconda sezione penale del Tribunale di Brescia, che ha riconosciuto le ragioni del 35enne Christian Rossi, ritrovatosi sul banco degli imputati per la denuncia dei due agenti: era accusato del delitto di cui all’articolo 341 bis del codice penale (oltraggio a pubblico ufficiale), ma non ha commesso il fatto. Tanto che lo stesso pubblico ministero, il sostituto procuratore Mauro Leo Tenaglia, sentiti i testimoni e dopo l’udienza, ha chiesto in aula l’assoluzione. Tanto che il giudice della seconda sezione penale, Riccardo Moreschi, «assolve Christian Rossi dal reato a lui ascritto perchè il fatto non sussiste». Il fatto risale al 10 febbraio del 2016. Quel giorno la pattuglia della Polizia locale di Salò si era recata da Rossi per consegnargli una notifica di un atto prefettizio di revoca della patente. Il cittadino, aveva però dichiarato agli agenti di non sentirsi bene e di non poter ritirare l’atto. I due uomini della Locale lo avevano però aspettato sotto casa e, quando era uscito, lo avevano seguito e infine fermato in una piazzola sul ciglio della strada a Puegnago. Il «reato», poi rivelatosi insussistente, sarebbe avvenuto qui. Secondo i due agenti, Rossi avrebbe aggredito verbalmente uno di loro con le testuali parole, citate negli atti, «testa di c..., pezzo di m...»). Da qui la denuncia. IL CONFRONTO nell’aula del tribunale tra le differenti versioni dei fatti ha portato i giudici ad accertare che quelle parole non siano mai state pronunciate. Primo, perché Rossi con il telefonino aveva registrato quasi tutta la conversazione: nella registrazione «quelle» parole non si sono sentite. Secondo perché, a pochi metri di distanza sulla piazzola di Puegnago, era presente un maresciallo dei carabinieri, che ha testimoniato di avere assistito alla scena, ma di non aver sentito parole oltraggiose. Sentenza del giudice: assoluzione. Ma allora perché tutto questo? Si apprende dagli atti che fossero stati tra il cittadino e la Polizia locale di Salò ci fosse già una situazione di «conflittualità». Ma l’accusa di oltraggio è stata respinta dal giudice e ci sarà una prossima puntata, a parti invertite: Christian Rossi ha denunciato i suoi accusatori per falso e calunnia.

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