Appalti nel caos,
«Ma in tre mesi
si deve partire»

di Valentino Rodolfi
La  «talpa» acquistata in Cina per scavare il tunnel di Lonato
La «talpa» acquistata in Cina per scavare il tunnel di Lonato
La  «talpa» acquistata in Cina per scavare il tunnel di Lonato
La «talpa» acquistata in Cina per scavare il tunnel di Lonato

«La mia solida certezza è che la Tav Brescia Verona si farà e i lavori inizieranno in tempi relativamente brevi: ai primi di febbraio sarà consegnata a Lonato la “talpa“ acquistata in Cina per realizzare la galleria di 7 chilometri verso Desenzano, macchinario che entro il 10 di febbraio dovrà essere reso operativo. A chi verrà aggiudicato l’appalto, quale soggetto svolgerà materialmente i lavori, è un problema di facile soluzione». Lo rivela a Bresciaoggi Franco Miller, presidente di Transpadana, l’associazione per il sistema di corridoi europei vicina a Confidustria e Unioncamere, che è di fatto il comitato promotore dell’alta velocità per il nord Italia.


DUNQUE ARRIVA la «talpa», acquistata nel giugno scorso dal Consorzio per l’alta velocità CepavDue: una gigantesca fresa meccanica Tbm da 1800 tonnellate che dovrà perforare il sottosuolo tra Lonato e Desenzano nel tratto «naturale» del tunnel di 7.371 metri complessivi. Ma quale impresa lo scaverà? Non ci sarebbe nemmeno bisogno di parlarne, se non si fosse verificata nelle ultime due settimane una situazione quasi imprevedibile sul fronte degli appalti per il primo lotto dei lavori.


IL BANDO per assegnare proprio lo scavo della galleria tra Lonato e Desenzano, del ragguardevole importo di 204 milioni di euro più Iva, si è infatti chiuso con l’esito di «gara deserta» nonostante la proroga concessa. La gara doveva chiudersi il 4 ottobre ed è stata prolungata fino al 19, ma nessuna impresa ha presentato offerte per aggiudicarsi un lavoro così ricco (c’è chi dice per i troppi vincoli contrattuali, chi per gli importi troppo bassi).


IL 5 NOVEMBRE invece, scadeva il secondo appalto, quello per lo scavo della galleria di San Giorgio in Salici sul lato veronese, da 147 milioni Iva esclusa. Ma anche qui non tutto è filato liscio, pare. La scadenza del 5 è stata prorogata di 24 ore al 6 novembre (un fatto, se non anomalo, piuttosto insolito) per non meglio specificati «problemi tecnici»: fino a ieri sera non è stato possibile avere notizia, da Rfi e dal consorzio CepavDue, se ci siano state offerte o se anche questa sia stata «gara deserta». Forse qualcuno con la bacchetta magica ha avuto accesso a queste informazioni, ma di istituzionale non è trapelato niente. «Non lo so nemmeno io, ma lo sapremo entro 24 ore - riferiva ieri sera Franco Miller -. Gara deserta non sarebbe un problema: si può fare un nuovo bando, oppure CepavDue potrà, in deroga, svolgere direttamente questi lavori tramite le imprese consociate come Saipem, Pizzarotti o Maltauro, che ne hanno la capacità tecnica. CepavDue - ricorda Miller - ha firmato un contratto in cui si impegna a realizzare l’opera e a questo obbiettivo deve arrivare». Per assegnare lo scavo direttamente a Cepav occorrerebbe però adottare una procedura diversa, in deroga, perchè la formula di bando europeo a evidenza pubblica adottata finora pone l’obbligo di subappalto del 70% delle opere, e gli stessi bandi scaduti lo vietavano espressamente. Dal fronte ambientalista si rinnova invece l’invito a cogliere l’occasione di questo stallo sugli appalti per rivedere totalmente il progetto. Lo propone Dario Balotta, di Europa Verde, al ministro Paola De Micheli: «Sulla Brescia-Verona il progetto (vecchio di 20 anni) non prevede una fermata sul Garda, uno dei più importanti bacini turistici italiani: un gravissimo errore che si può ancora correggere adesso, prima dell’avvio dei lavori».

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