Colpo di grazia
firmato Covid.
Gettano la spugna
58 negozi

di Alessandro Gatta
Alle Vele sono in sofferenza le attività della ristorazioneTimori tra i commercianti per il prossimo Natale
Alle Vele sono in sofferenza le attività della ristorazioneTimori tra i commercianti per il prossimo Natale
Alle Vele sono in sofferenza le attività della ristorazioneTimori tra i commercianti per il prossimo Natale
Alle Vele sono in sofferenza le attività della ristorazioneTimori tra i commercianti per il prossimo Natale

Possibile che a Desenzano circa il 10% dei negozi abbia chiuso i battenti in pochi mesi? Eppure è questo che emerge dai «freddi» dati resi noti dalla Regione, che al 30 giugno scorso - rispetto allo stesso periodo del 2019 – segnala ben 58 esercizi di vicinato in meno, 534 contro 592. UN SALDO mai così negativo, e che fa riflettere: nel 2018 se ne contavano 584, nel 2010 erano 590. Mai così male da un decennio: dunque al netto di un turnover naturale, di qualche unità all’anno, impossibile non pensare alla crisi da Covid, tra lockdown e calo delle presenze (turistiche e non). «Purtroppo è vero, lo possiamo toccare con mano - spiega Patrizia Solza, oggi consigliera comunale di maggioranza ma per lungo tempo negoziante in piazza Garibaldi - e se già c’erano le difficoltà dovute all’apertura di tanti centri commerciali, in pochi anni, il Covid per alcuni è stata la mazzata definitiva. A chi ancora resiste posso dire di stringere i denti e non mollare». Tra le attività più in difficoltà sicuramente la ristorazione: alle Vele gran parte dei locali di settore hanno già abbassato le serrande, e tra i primi in Italia a non riaprire causa Covid (dopo il lockdown) c’è stato proprio un ristorante di Desenzano. «È tutto il settore dell’ospitalità a pagare il prezzo più alto - commenta Diego Beda, presidente della sezione locale di Confcommercio - perché i fatturati si fanno la sera, ed è impossibile con i plateatici vietati dalle 18 e il coprifuoco alle 23. Ma è l’intera categoria a preoccuparsi: speriamo che le limitazioni non si inaspriscano, perché nessuno si può permettere un altro lockdown. Quest’anno a Desenzano stimiamo un calo di almeno 50% dei fatturati e un 70% in meno di clienti in alta stagione: con questi numeri chi era già in difficoltà non poteva che chiudere, e allo stesso tempo chi voleva investire ha rinunciato». Ad oggi sembra che il centro storico regga ancora bene: «Sono le vie laterali e le periferie a soffrire di più, ma da anni - sottolinea Luca Liloni, vicepresidente di Desenzano Sviluppo Turistico - perché è da anni che Desenzano ha perso, anche a causa dei centri commerciali: abbiamo assistito a un eccesso di offerta a fronte di un bacino di utenza che era sempre lo stesso, e il Covid in tal senso non è stato d’aiuto. Non credo comunque sia stata la causa di tutte le chiusure, ma che abbia accelerato situazioni già in sofferenza. Da qui a fine anno, vedremo: una chiusura totale a Natale, quella sì che metterebbe in ginocchio il commercio. Per assurdo, sarebbe meglio chiudere adesso, due settimane dai primi fino a metà di novembre, così da salvare le feste, dal Black Friday e per tutto dicembre, settimane fondamentali per chi fa il nostro lavoro». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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