Contro le frane arriva la «gabbia» Costerà 2 milioni

di Luciano Scarpetta
La casa centrata da un masso caduto dal monte Comer nel 2011L’alto Garda fa spesso da «bersaglio» a macigni impressionantiPer Gargnano arriverà un nuovo sistema di reti paramassi
La casa centrata da un masso caduto dal monte Comer nel 2011L’alto Garda fa spesso da «bersaglio» a macigni impressionantiPer Gargnano arriverà un nuovo sistema di reti paramassi
La casa centrata da un masso caduto dal monte Comer nel 2011L’alto Garda fa spesso da «bersaglio» a macigni impressionantiPer Gargnano arriverà un nuovo sistema di reti paramassi
La casa centrata da un masso caduto dal monte Comer nel 2011L’alto Garda fa spesso da «bersaglio» a macigni impressionantiPer Gargnano arriverà un nuovo sistema di reti paramassi

C’è anche o soprattutto Gargnano tra i Comuni della Provincia di Brescia interessati dal programma di interventi di difesa del suolo previsti dal Piano Lombardia, approvati in settimana dalla Giunta regionale. Dei 138 milioni di investimenti complessivi, 26 milioni di euro sono stati destinati alla Provincia di Brescia e di questi, 2 milioni, una delle somme più cospicue, proprio per i dissesti idrogeologici gargnanesi. «La somma - spiega l’assessore ai lavori pubblici Giacomo Villaretti - servirà a realizzare un nuovo vallo paramassi in località Sisengla, sotto le pendici del monte Comer». LA ZONA è tristemente nota per gli eventi franosi e negli ultimi anni solo la dea bendata ha evitato che il bilancio degli smottamenti si limitasse solo a danni alle cose e non alle persone. L’ultimo distacco temporale avvenne proprio un paio d’anni fa: era il 7 novembre quando all’alba un macigno di 6 metri cubi rotolò a valle con una traiettoria che coinvolse via delle Limonaie (la zona a nord del cimitero di Gargnano) e alcune abitazioni adiacenti, finendo la corsa nel Rio Guandalini. All’epoca in attesa dei sopralluoghi e dei disgaggi in parete, otto famiglie furono evacuate in fretta per il pericolo di possibili, ulteriori crolli dalla falesia sovrastante. Il grosso macigno precipitando a valle aveva spezzato olivi, travolto muri di contenimento e staccionate in legno, passando a meno di 10 metri da un’abitazione prima di finire nella valle di San Martino. «Purtroppo – spiega il geologo Giovanni Bembo, stiamo parlando di un luogo, il monte Comer, da sempre soggetto al rischio di eventi franosi da imputarsi alla normale fratturazione e allentamento della compagine rocciosa, in una parete di quasi 500 metri molto sensibile a questo genere di dissesti, come peraltro certificato dalla Regione Lombardia che l´ha delimitata come zona Pai, Piano assetto idrogeologico». •

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