Coregone, tregua finita Niente rinvio dei prelievi

La pesca del coregone è stata riaperta ieri tra i malumori dei pescatori  che temono possa favorire l’attività dei bracconieri
La pesca del coregone è stata riaperta ieri tra i malumori dei pescatori che temono possa favorire l’attività dei bracconieri
La pesca del coregone è stata riaperta ieri tra i malumori dei pescatori  che temono possa favorire l’attività dei bracconieri
La pesca del coregone è stata riaperta ieri tra i malumori dei pescatori che temono possa favorire l’attività dei bracconieri

Non è andata a buon fine la richiesta di proroga del «fermo pesca» dal 15 gennaio al 15 febbraio per la riproduzione dei coregoni, inoltrata nei giorni scorsi dalla Comunità del Garda alle tre regioni comprensoriali su sollecitazione delle più importanti sigle di pescatori. Risultato? Da ieri, nonostante la frega sia iniziata da poco a causa della temperatura dell’acqua del lago ancora troppo alta, si può tornare a pescare questo ricercato pesce. Una specie, ricordiamo, da qualche mese al centro della controversia legata alle disposizioni della vigente Carta ittica nazionale e della gestione delle specie alloctone (nella quale rientra adesso il lavarello), che rappresenta non «una», ma «la» risorsa principale del pescato nel più grande lago italiano. Un peccato, perché come sottolineato dagli stessi rappresentanti delle associazioni di pesca sportiva, si andrà inevitabilmente ad interferire con la riproduzione naturale iniziata anche quest’anno solo da pochi giorni, vanificando anche le attività delle ultime stagioni indirizzate a mantenerne una popolazione stabile e allo stato attuale, ancora più in pericolo dal fermo produzione del coregone dovuta alla mancata autorizzazione ministeriale a produrre questa specie nell’incubatoio ittico regionale di Desenzano. «Le Regioni hanno fatto le loro considerazioni e hanno dato risposta in tempi celeri - è il commento del vice presidente della Comunità del Garda Filippo Gavazzoni -. Il fattore positivo resta l’unità di intenti che si è dimostrata e che tradurremo, insieme, attraverso il tavolo di lavoro nel migliore dei modi». Sarà però difficile sui letti di frega per provare a contrastare le attività di bracconaggio che si riscontrano tutti gli anni durante la riproduzione della specie, a prescindere dalla pesca in deroga, da individui che poi vanno a rivendere in nero i coregoni a ristoranti, pescherie e privati del comprensorio. Qualcuno nei giorni scorsi è già stato «pescato» dalle Guardie volontarie in coordinamento con la Polizia Provinciale di Brescia tra Toscolano Maderno e Salò, ma si tratta di «gocce nel mare» come sottolinea un pescatore che per ovvi motivi preferisce mantenere l’anonimato: «I controlli sono pochi e c’è addirittura chi affitta spazi in ville private a lago per gettare le reti abusive sotto costa durante la frega. Quantità enormi di questo pesce vengono poi trasportate all’alba in anonimi furgoni e rivendute sottobanco a qualche pescheria della zona o nei ristoranti». Non si tratta dell’opera magari del nonnino che getta un pezzo di rete per mezza dozzina di coregoni: «Stiamo parlando di gente che arriva in squadra magari anche dalla sponda veronese per bracconare in modalità industriale con reti lasciate in acqua fino al mattino successivo a beneficio di negozi e grossisti».•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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