Depuratori,
il Garda ha detto
«avanti tutta»

di Luciano Scarpetta
Maria Stella Gelmini, presidente della Comunità del Garda
Maria Stella Gelmini, presidente della Comunità del Garda
Maria Stella Gelmini, presidente della Comunità del Garda
Maria Stella Gelmini, presidente della Comunità del Garda

Si va avanti senza nessun rallentamento con i nuovi depuratori e collettori del Garda. Ma la vera prova del nove sarà nei primi mesi del 2020, quando il progetto di fattibilità tecnico-economica di Acque Bresciane sarà presentato in Conferenza dei servizi per l’approvazione. È quanto emerso ieri alla sede della Comunità del Garda, a Gardone Riviera, nella partecipatissima assemblea dell’Associazione temporanea di scopo che raccoglie una quarantina di enti e Comuni del Garda. Per prima cosa è stata rinviata a dicembre l’elezione per il rinnovo delle cariche dell’Ats, mentre è stata approvata all’unanimità la proroga di Mariastella Gelmini come presidente della Comunità del Garda. SULLA PROGETTAZIONE sia per la sponda bresciana sia per la veronese, è condivisa la determinazione ad andare vanti: «Si procede senza rallentamenti - ha premesso il consigliere di Acque Bresciane Mario Bocchio, ex sindaco di Lonato - chiediamo però che la politica faccia il suo: sembra che la Provincia su questo tema sia divisa in due parti, quella gardesana e quella valsabbina. Un atteggiamento che crea solo rallentamenti: il lago è di tutti, alternative non ce ne sono e continuando così si rischia solo di dilatare i tempi». Dopo la conferenza di servizi preliminare, la fase successiva prevede il progetto definitivo e la valutazione di impatto ambientale. L’auspicio è di chiudere l’iter entro fine 2020». Tutti hanno evidenziato l’inadeguatezza dell’attuale sistema di collettamento rispetto ai fabbisogni e condiviso la necessità, senza alternative, di individuare nel Chiese il corpo recettore delle acque di depurazione per il Garda bresciano: «Una soluzione - ha sottolineato il presidente di Acque Bresciane, Gianluca Delbarba - che consentirebbe il riutilizzo delle acque depurate in agricoltura. Il bacino chiuso del lago, con un riciclo delle acque stimato in circa 27 anni, non è invece in grado di smaltire velocemente come un fiume la quantità di fosforo». «Non è infatti un caso se già 50 anni fa - sottolinea il sindaco di Salò, Gianpietro Cipani - venne scelto il Mincio come corpo recettore del depuratore di Peschiera». UNA VOCE fuori dal coro quella del sindaco di San Felice, Simone Zuin: «Sono rimaste inevase le osservazioni del sindaco di Gavardo. Affermando che si va avanti, si dà la sensazione che ci sia poca voglia di collaborare». La replica: «Spiegare il progetto a chi non accetta spiegazioni è difficile - ha risposto Delbarba -. Si potranno magari trovare formule migliorative, ma se non ci si fida dei tecnici, è tutto inutile». •

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