«Dimenticare Mussolini», Salò resta divisa

di Luciano Scarpetta
Il municipio di Salò presidiato dalla Polizia la sera della votazioneDario Lazzarini, 81 anni
Il municipio di Salò presidiato dalla Polizia la sera della votazioneDario Lazzarini, 81 anni
Il municipio di Salò presidiato dalla Polizia la sera della votazioneDario Lazzarini, 81 anni
Il municipio di Salò presidiato dalla Polizia la sera della votazioneDario Lazzarini, 81 anni

«Allora, cos’hanno combinato ieri sera?», chiedeva qualcuno ieri mattina passando dal lungolago, ai soliti bene informati seduti sotto la loggia del palazzo della Magnifica Patria di Salò. «Töt come prima», la lapidaria risposta. Si parlava ovviamente della mozione presentata in consiglio comunale da Giovanni Ciato esponente di «Salò Futura» che chiedeva di revocare la cittadinanza onoraria concessa a Benito Mussolini nel 1924. La richiesta è stata invece respinta in aula a larga maggioranza con 14 voti contrari alla revoca e solo 3 a favore. «HANNO SBAGLIATO a lasciarla - è il commento tranchant di Dario Lazzarini, 81 anni e non sentirli -: sono l’ultimo compagno superstite di Salò della sezione Candido Regali e Vittorio Zambarda», precisa con orgoglio. Arriva sotto il porticato in bici bardato con una berretta in lana su cui campeggia in bella vista una spilla rossa a forma di stella con falce e martello e condivide subito al volo la battuta sarcastica di uno degli amici seduti sulla panchina: «Adesso manca solo la statua del Bigio». PIÙ IN LA, quasi a marchiare il territorio il giorno dopo sotto il municipio, compare anche Paolo Canipari, 68 enne già consigliere comunale dal 1975 al 1990 nelle file del Pci e adesso da qualche mese presidente dell’Arci: «Non è questo il problema della città in ogni caso – è l’analisi -. La discussione su questo pesante nome poteva essere l’occasione per togliere il retaggio del passato e guardare al futuro cercando di creare a Salò un centro di cultura per la pace, un progetto proiettato verso le nuove generazioni. Salò non ha più niente a che fare con quel periodo - continua Canipari - e proprio per lasciare tutto alle spalle si potrebbe riabilitare il nome di Salò invogliando i giovani a studiare quel periodo storico a 360 gradi». Qualche esempio? «Arci di Salò ha aderito alla seconda marcia mondiale per la pace e la nonviolenza iniziata a Madrid il 2 ottobre 2019. Dopo aver circumnavigato il mondo passerà il 29 febbraio da Brescia e Ghedi. Ci sembra più utile utilizzare il nome di Salò con progetti per il futuro che non rimanere legati a un nome che ricorda solo guerra e lutti per milioni di persone». Altri cittadini in Fossa non la pensano però allo stesso modo e senza voler essere nominati, sostengono che rispolverare questioni vecchie 96 anni «è tutta una strumentalizzazione politica». Così come per Paolo Zattoni, 60 enne agronomo ex dirigente nazionale di Forza Nuova «di area destra sociale contro il liberismo», precisa: «Siamo soddisfatti della decisione del Comune e nello stesso tempo però anche stufi di questo soffiare sulle contrapposizioni, sull’odio tra fascisti e antifascisti. Oggi sono altri i temi, come il lavoro e la globalizzazione o, come qui sul Garda, di depuratori e viabilità. Il sindaco non è caduto nella provocazione e siamo delusi da Ciato, caduto nella trappola di Anpi». SULLA STESSA lunghezza d’onda anche Ottorino Castellini, 58 anni, commerciante: «Va bene così, la storia è storia e tale deve rimanere. Concordo con le motivazioni lette dal capogruppo Comini in aula. Fino allo scorso anno prima delle elezioni comunali, nessuno aveva mai parlato di questa cosa». Forse la verità sta nel mezzo: vero che trascorso quasi un secolo, a quell’onorificenza nessuno pensava più. Ma venuta alla luce la questione, riproposta con legittima insistenza, una decisione andava presa. E al di là dei commenti della gente, la decisione c’è stata e ha un significato politico. Anche la Lega, con l’eurodeputata Stefania Zambelli, che ha ancora la carica si consigliere comunale a Salò, ha deciso di votare contro la mozione. •

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