«È Verona che deve restituirci qualcosa»

Quella di Angelo Cresco era di certo una provocazione per pungolare gli amministratori bresciani, ma alla fine si è trasformata in un boomerang che ha aperto un altro fronte di polemiche roventi in un clima già incandescente. Il presidente di Ags che sovrintende alla costruzione del nuovo collettore sulla sponda orientale del lago, ha proposto di girare i 60 milioni stanziati dal Mite per i lavori sul comprensorio a Verona, dove l’opera procede a tappe forzate. Che il travaso di risorse sia impossibile lo aveva ribadito in tempi non sospetti la Cabina di regia del ministero, ma le parole di Cresco hanno gettato benzina sul fuoco. «Girare i 60 milioni a Verona? - si chiede polemicamente il sindaco di Montichiari Marco Togni -. Chiedano al ministro Mariastella Gelmini se è d’accordo. Ma l’idea di Cresco non è da buttare perchè, se nonostante la firma della convenzione operativa del 2017, si riescono a far girare gli stanziamenti da una sponda all’altra, vuol dire che l’accordo è modificabile. Pertanto, chiederemo di mantenere attiva la sublacuale e che i reflui fognari dell’alto Garda continuino a finire nel depuratore di Peschiera, di proprietà al 50% di Brescia». Poi l’affondo: «I veronesi - incalza Togni - evitino di lanciare “calorosi e fraterni appelli agli amici bresciani“. Siamo solo vicini di casa. Smettano piuttosto di sottrarre il patrimonio ai bresciani, a partire dall’aeroporto, ci restituiscano la metà del depuratore scaligero e non provino a fare furbate con i 60 milioni del Mite».

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