Gli scavi portano
alla luce un’antica
villa romana

Gli scavi di inizio Duemila di Gian Pietro Brogiolo che portarono alla luce le prime tracceUn suggestivo scorcio della Rocca e del museo
Gli scavi di inizio Duemila di Gian Pietro Brogiolo che portarono alla luce le prime tracceUn suggestivo scorcio della Rocca e del museo
Gli scavi di inizio Duemila di Gian Pietro Brogiolo che portarono alla luce le prime tracceUn suggestivo scorcio della Rocca e del museo
Gli scavi di inizio Duemila di Gian Pietro Brogiolo che portarono alla luce le prime tracceUn suggestivo scorcio della Rocca e del museo

Tesori nascosti riemergono dall’oblio: i resti di un antico edificio romano, costruito quasi duemila anni fa, giacevano sottoterra nel perimetro di una villa moderna costruita a Manerba ormai più di mezzo secolo fa, in via della Rocca praticamente di fronte al Museo archeologico, in una zona già ricca di ritrovamenti. SONO TORNATI alla luce alla fine dello scorso anno, durante i lavori di ristrutturazione dell’immobile privato: come da prassi, in una zona sottoposta a vincolo, sono stati seguiti da vicino dalla Soprintendenza archeologica della Lombardia, che ha incaricato della supervisione l’archeologo Angelo Ghiroldi. E così, tra gli scavi in giardino e le misure di una nuova piscina, dal terreno sono spuntati i resti di una struttura muraria alta più di un metro, i frammenti di una colonnina, pezzi di anfore dove venivano custoditi olio e vino, perfino i cocci di pregiate ceramiche da tavola che potremmo definire d’importazione, perché prodotte in Gallia (l’attuale Francia) e dunque molto costose. «Questi ultimi scavi sono la prova tangibile che ancora ci mancava - spiega la direttrice del Museo archeologico della Valtenesi, Brunella Portulano – per confermare le ipotesi sulla presenza di un grande edificio romano, forse da centinaia di metri quadrati, che si affacciava proprio sulla strada a due passi dalla necropoli dell’Olivello e non lontano da un’altra villa dello stesso periodo, databile tra il I e il II secolo dopo Cristo». Il riferimento è ai ritrovamenti dei primi anni Duemila di Gian Pietro Brogiolo, tra i fondatori del Museo manerbese, che a poche decine di metri di distanza, nel terreno di un’altra villa moderna, aveva trovato numerose tracce di un grande edificio di epoca romana, oltre ai resti di mura e pavimenti anche vasellame da tavola in terra sigillata, ceramiche di uso comune, ornamenti come fibule in bronzo, un cucchiaino utilizzato per la cura della persona, le tracce di un mosaico. «GLI SCAVI di fine anno - continua Portulano – confermano dunque che siamo di fronte a un solo edificio, composto da vari ambienti: e visto quanto è stato trovato, dalle colonnine ai mosaici, è chiaro che siamo di fronte a un immobile importante, di pregio». Per gli addetti ai lavori potrebbe trattarsi di una villa, fedele agli altri storici ritrovamenti gardesani: dalle ville-terrazza di Sirmione o Brenzone fino alle ville affacciate sul lago di Desenzano e Toscolano. «Sono tutte ville che oggi definiremmo vista lago - continua Portulano - e spesso accompagnate da vasti fondi con vigneti e uliveti, di proprietà di politici, commercianti e liberti che già allora sceglievano il Garda per passare le vacanze». I materiali recuperati nel corso delle ricerche di fine anno sono già stati consegnati alla Soprintendenza di Brescia, che si sta occupando delle varie fasi di identificazione, verifica e catalogazione dei reperti: quando sarà tutto finito saranno consegnati al Museo e dunque messi a disposizione dei visitatori. Riflessione inevitabile: guardandosi intorno, tra villini e villone costruiti negli anni del boom economico, ci si chiede chissà quali (e quante) sono le millenarie meraviglie, ormai irrimediabilmente sommerse da decennali colate di cemento. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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