la tragedia di salò

Greta e Umberto, torna in libertà Kassen

di Mario Pari
Condannato per la morte dei due giovani insieme al connazionale Christian Teismann, per il cittadino tedesco divieto di dimora nelle province del Garda. Il 5 luglio si era costituito dopo che nei suoi confronti era stata emessa un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Poi i domiciliari.
I primi accertamenti sul gozzo nelle ore successive al ritrovamento nel lago di Garda: l’incidente nautico  avvenne il 19 giugno 2021
I primi accertamenti sul gozzo nelle ore successive al ritrovamento nel lago di Garda: l’incidente nautico avvenne il 19 giugno 2021
I primi accertamenti sul gozzo nelle ore successive al ritrovamento nel lago di Garda: l’incidente nautico  avvenne il 19 giugno 2021
I primi accertamenti sul gozzo nelle ore successive al ritrovamento nel lago di Garda: l’incidente nautico avvenne il 19 giugno 2021

Non può accedere alle tre province del Garda: Brescia, Trento, Verona. Per il resto, dal 18 luglio è un uomo libero, non più ai domiciliari. Patrick Kassen, lo scorso 21 marzo è stato condannato a quattro anni e sei mesi, il connazionale Christian Teismann, a due anni e undici mesi. Sono i due turisti tedeschi che il 19 giugno 2021 erano sul motoscafo Riva finito addosso al gozzo su cui si trovavano Umberto Garzarella e Greta Nedrotti. L’incidente nautico avvenne nel golfo di Salò e i due giovani non ebbero scampo. Una tragedia che colpì non solo le famiglie delle vittime, ma intere comunità e che suscitò grande commozione e dolore. I due turisti vennero interrogati e il giorno dopo tornarono in Germania.

Proprio nei confronti di Kassen, però, che quella sera era al timone del motoscafo di proprietà dell’amico, il 5 luglio dell’anno scorso venne eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Kassen si costituì al Brennero e trascorse in carcere circa due settimane. Poi, i domiciliari in provincia di Modena. Adesso, il ritorno in libertà con il divieto di dimora nelle tre province che si affacciano sul lago di Garda. Al termine della prima udienza del processo, il 10 novembre scorso, in un contesto che quindi non poteva essere considerato finalizzato ad ottenere vantaggi nel procedimento, Kassen, visibilmente provato si è scusato con i familiari dei due giovani. «Io non voglio neanche immaginare, penso ai miei due figli, mi spiace veramente» disse. Per i familiari di Greta e Umberto si trattarono però di «scuse tardive». Il processo si è poi sviluppato tra testimonianze e consulenze tecniche. Durante la propria deposizione anche Christian Teismann chiese scusa ai familiari delle vittime:«Il 19 giugno doveva essere un giorno fantastico per Salò. In quella notte è però successa la tragedia e non riesco nemmeno a immaginare quanto sia difficile per le famiglie. Sebbene quella notte durante l'incidente non fossi sveglio voglio scusarmi. Chiedo perdono».

Nella propria deposizione Kassen aveva dichiarato, tra l’altro: «Non ero ubriaco - ha ribadito -. Quando Teismann ha dato gas mi sono sbilanciato e sono caduto nel lago. Quando siamo arrivati in centro a Salò non sono stato bene per il reflusso di cui soffro. Qualcuno ha frainteso e chiamato un’ambulanza. La mattina successiva avevamo i carabinieri in camera». Al termine della requisitoria il pm Maria Cristina Bonomo aveva chiesto la condanna a sei anni e mezzo per Kassen e quattro anni e due mesi per Teismann. I legali dei due manager avevano chiesto l’assoluzione per i loro assistiti. Il processo si è concluso con le condanne, a pene inferiori rispetto a quelle chieste dal pubblico ministero e i due imputati sono stati ritenuti responsabili, in concorso tra loro, di omicidio colposo plurimo e di naufragio colposo.

Assolti entrambi dall’accusa di omissione di soccorso, e sempre ad entrambi riconosciute le attenuanti generiche e quelle derivanti dal risarcimento alle famiglie delle vittime. Nelle motivazioni della sentenza il giudice Mauroernesto Macca scrive, tra l’altro: «L’istruttoria esperita ha consentito di accertare che gli imputati ed in particolare Kassen, al momento dell’impatto con il lancione, erano in stato di ubriachezza o quantomeno di ebbrezza alcolica». Ma di particolare rilevanza viene considerata anche «l’assegnazione indebita di funzioni» poiché «Teismann, pur consapevole dello stato di ebbrezza dell'amico, che aveva assunto per tutta la giornata alcolici e faticava a mantenere un'andatura regolare, gli aveva affidato il proprio motoscafo sin dalla partenza e per tutta la durata del non breve viaggio, di circa dieci chilometri, da San Felice a Salò». Sempre nella sentenza viene riportato: «Appare maggiormente verosimile l’erronea valutazione della situazione di pericolo percepita o comunque difetta la prova dell’elemento doloso». •.

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