I progettisti di Italferr: «Per la risorsa idrica rischio depauperamento»

di V.R.

Ma chi l’ha detto che la galleria della Tav potrebbe mettere a rischio le risorse idriche dei colli morenici del basso Garda? Lo dice proprio il progetto della Tav, e non da oggi, già nella relazione idrogeologica allegata al progetto definitivo del 2014. Da qui ha origine la preoccupazione: non è stato ancora spiegato con sufficiente pubblicità e trasparenza se e come queste criticità siano state superate dall’ultima versione del progetto esecutivo. Ci sono quattro importanti falde acquifere, oltre al canale sotterraneo che collega lo stagno del Lavagnone al corso del rio Venga, sul tragitto della galleria lunga 7,3 chilometri che da febbraio (questi i rumors) verrà scavata fra Desenzano e Lonato, proprio nel «mirino» del tracciato della Tav Brescia-Verona. Sono «interferenze idrogeologiche», così si chiamano, che gli stessi tecnici di Italferr, nella relazione al progetto definitivo del 2014, hanno descritto senza poter escludere del tutto conseguenze sul patrimonio idrico dell’area morenica. LE FALDE «interferite» sono quattro acquiferi freatici principali: uno a ovest di Lonato, a una profondità di più di 50 metri, si estende fino al confine con Montichiari e viene definito «altamente produttivo, captato da numerosi pozzi»; il secondo è nella piana intramorenica alla Croce di Venzago, sotto 20 metri, collegata alla Fossa Redone; il terzo è in località Bornade, di estensione ridotta, a 10 metri di profondità e in contatto con un sistema di falde sospese minori; il quarto è quello del Lavagnone, con soggiacenza a 15 metri dal piano campagna e punto di emergenza nello stagno, area umida che è anche patrimonio archeologico dell’Unesco. Proprio il Lavagnone presenta una ulteriore criticità: il condotto sotterraneo di 800 metri fra lo stagno e Bornade di Sopra, una condotta idraulica costruita in tempi storici, della quale non esisteva una mappa dettagliata al momento di redigere il progetto definitivo. LA STESSA RELAZIONE di progetto, 5 anni fa, raccomandava di «valutare meglio le conseguenze - parole testuali - sul sistema idrologico Lavagnone-Rio Venga». Ma è una raccomandazione, quella dei geologi, che non riguarda solo il Lavagnone: nel 2014 i tecnici concludevano lo «Studio idrogeologico di dettaglio sulla galleria di Lonato»m suggerendo di «adottare soluzioni volte a impedire che le riserve idriche sotterranee subiscano un depauperamento», così si legge, e che la qualità dell’acqua «subisca alterazioni». Ora non resta che attendere la versione finale del progetto per capire se e quali «soluzioni» siano state adottate. Ciò che si sa per ora è che, adeguando la livelletta della galleria, gli scavi cercheranno di «schivare» gli acquiferi principali. Ma resta un dubbio che il progetto del 2014 non chiariva e non poteva chiarire, a causa della «estrema complessità dell’assetto idrogeologico», così scrivevano i geologi, che rendeva «difficoltosa se non impossibile» una fotografia precisa.

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