AMBIENTE

Siccità, levata di scudi: «Idratare il Garda con l’Adige? Assurdo»

di Luciano Scarpetta
Gli amministratori rivieraschi contrari alla proposta di bilanciare i livello attingendo risorse idriche del fiume attraverso lo scolmatore di Mori: «Acqua di qualità più bassa»
A ogni apertura dello  scolmatore si accendono polemiche sugli scarichi
A ogni apertura dello scolmatore si accendono polemiche sugli scarichi
A ogni apertura dello  scolmatore si accendono polemiche sugli scarichi
A ogni apertura dello scolmatore si accendono polemiche sugli scarichi

Errare è umano ma perseverare pare sia diabolico anche in tempi di infernale crisi idrica. Per risolvere l’emergenza siccità a sud del comprensorio benacense è tornata d’attualità la proposta di riversare nei periodi di crisi l’acqua dell’Adige nel lago attraverso lo scolmatore di Mori.

La soluzione si era aggirata come un fantasma il giorno di San Valentino a Peschiera in occasione del vertice partecipato dalla Comunità del Garda, Aipo, Consorzio del Mincio e Consorzio del Garda-Chiese, con l’obiettivo di programmare linee comuni in vista della prossima estate che si annuncia drammatica con il perdurare della siccità e livelli del lago già in fase di pre-allerta. Al netto delle «visioni condivise» di facciata, la montagna aveva infatti partorito il classico topolino, ovvero la proposta degli «utilizzatori di valle» (i Consorzi del Mincio) di aprire lo scolmatore Adige-Garda per alimentare il lago nei periodi di magra, facendolo diventare a tutti gli effetti un affluente normale come tutti gli altri.

I favorevoli: 13 milioni di metri cubi d'acqua in più nel lago al mese

Ipotesi che la Comunità del Garda considerò (e considera tuttora) nefasta e disastrosa per una serie di problemi di natura ambientale, ma non solo. Per questo motivo nel 2007 presentò ricorso al Tar del Lazio e al Tribunale superiore delle acque, vincendolo, nonostante il contro ricorso di Confgricoltura e una raccolta di 7 mila firme dei coltivatori della pianura. A poche settimane dall’apertura della stagione irrigua l’ipotesi pare stia prendendo piede, avvalorata da esperti scaligeri. «L’acqua dell’Adige nei periodi non di piena è acqua pulita e fredda - viene argomentato dai tecnici veronesi -: se la galleria venisse aperta, parzializzandone la portata, a 5 metri cubi al secondo, i territori rivieraschi e dell'estuario a valle di Verona non soffrirebbero più di tanto. In cambio si potrebbero accumulare nel Garda 13 milioni di metri cubi d'acqua al mese e, nei quattro mesi invernali, qualcosa come 50 milioni, senza materiali in sospensione e compatibili con il profilo idrobiologico del lago».

I contari: l'acqua è più fredda e qualitativamente più scarsa

Una proposta bollata come ...indecente dalle comunità e dagli amministratori dei Comuni che si affacciano sul lago. «Tra i sindaci della riviera bresciana e veronese c’è molta irritazione e malumore per gli scenari affrescati dagli esperti – ammette il segretario generale della Comunità del Garda Pierlucio Ceresa -. Siamo fermamente contrari perché si tratterebbe di immettere nel lago volumi di acqua più fredda e qualitativamente più scarsa considerato gli scarichi industriali che vengono smaltiti nel fiume.

A differenza di altri laghi europei il Garda ha la fortuna di avere un emissario come il Sarca con acqua di qualità maggiore di quella dell’Adige. Ricordo per l’ennesima volta che l’uso primario delle acque del Garda è quello umano ed è al primo posto delle priorità: garantire l’acqua ai paesi viene prima delle necessità delle centrali idroelettriche e dell’agricoltura. Un’ipotesi del genere ci vede totalmente contrari e siamo pronti come sedici anni fa a far valere in tutte le sedi le nostre ragioni. Un conto è salvare vite umane dalla piena dell’Adige a Verona, altro è voler utilizzare il lago come un serbatoio».

Già adesso in occasione delle manutenzioni annuali dello scolmatore si scatena il finimondo sui social. «Finiremmo inevitabilmente su tutte le prime pagine internazionali con ripercussioni sull’immagine anche in ambito turistico», incalza Ceresa. Dello stesso parere anche l’ingegner Luigi Mille, direttore Aipo fino a pochi mesi fa: «L’aspetto che viene trascurato è il doppio utilizzo del lago per gli usi idropotabili e la balneazione. Il fiume non ha livelli di qualità delle acque tali da permettere afflussi periodici nel Garda».

Contrario anche Giovanni Dal Cero, presidente di Ats Garda Ambiente e sindaco di Castelnuovo del Garda: «I tecnici ragionano per assunti teorici senza conoscere la qualità delle acque. Paragonare quelle dell’Adige al Garda o a quelle del Sarca è un insulto. Non è affatto vero che il nostro immissario Sarca ha una qualità delle acque come quelle dell’Adige, perché ha un percorso differente. Tutti – conclude - vogliono soluzioni rapide e veloci, ma è bene fare proposte lungimiranti e non strampalate come questa di aprire uno scolmatore». •.

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