Il Covid spegne
i fornelli anche
a New York

di Luciano Scarpetta
Matteo Bergamini in cucina: anche a New York il Covid blocca tutto
Matteo Bergamini in cucina: anche a New York il Covid blocca tutto
Matteo Bergamini in cucina: anche a New York il Covid blocca tutto
Matteo Bergamini in cucina: anche a New York il Covid blocca tutto

Per il lockdown tutto il mondo è paese, e per chi lavora in un ristorante i timori sono gli stessi, di qua e di là dell’oceano. Da quasi un mese lo chef gardesano Matteo Bergamini è tornato nella sua Toscolano dalla sorella e dai genitori, proveniente da New York, dove da 16 anni risiede con la moglie Dayna e i due figli, Gabriele e Ilaria, due bambini di 12 e 9 anni. FINO A QUANDO rimarranno qui, però, non si sa: «Lunedì rientrerò da solo negli Usa per andare a capire se e come potrà riaprire il “Blackbarn“. Poi vedremo che cosa fare». Anche nella Grande Mela le ripercussioni del Coronavirus continuano a pesare: «Dalla scorsa primavera il proprietario ha provato a riaprire il locale tre volte, ma così, al 25% della ricettività, è impossibile continuare. Troppo alte le spese di base. Purtroppo non c’è più gente in città: gli uffici sono chiusi e il turismo latita. Sospesi anche gli show a Broadway, è scomparso anche il pendolarismo giornaliero, circa 2,5 milioni di persone in una metropoli che già di suo raggiunge i 9 milioni di abitanti. Rispetto all’Italia, laggiù è tutto più amplificato, la gente ha paura a uscire di casa. L’auspicio adesso è che si possa trovare una soluzione con il proprietario dei muri per l’affitto». STORIE AMERICANE, che assomigliano a tante storie gardesane di ristoratori, di albergatori, di cuochi, di barman, di personale di sala rimasti senza lavoro, nelle metropoli internazionali esattamente come nei paesi del lago. CLASSE 1980, Matteo Bergamini si è diplomato all’Alberghiero «Caterina De Medici» di Gardone Riviera. Prime esperienze in Francia sotto la guida di Alain Detenere e in Italia al «Miramonti L’altro». A 23 anni l’approdo a New York, al San Domenico di Tony May. Due anni più tardi Matteo torna in Italia per lavorare come chef personale per il ministro russo dell’Economia. Nel 2006, nuova trasvolata oceanica a New York, sempre al San Domenico, facendosi poi strada al Daniel, guadagnando la posizione di Chef de tournant. Nel settembre del 2009, Matteo approda al «Sd26» tra Madison Square e la 5th Avenue e nel maggio del 2010 viene nominato Executive chef per il suo approccio unico e moderno alla cucina italiana. UNA QUALITÀ professionale che ha avuto riconoscimenti di prestigio: nel 2013 Matteo viene premiato da John Elkann alla cena di gala organizzata dalla «La Fondazione Ny», che sostiene gli italiani di talento capaci di affermarsi nella Grande mela. Poi nel 2015 Bergamini rimane executive chef al Blackbarn di una brigata di 39 elementi, in un locale con 119 dipendenti e 600 coperti frequentato da volti noti dello spettacolo e dai giocatori di basket della Nba. Tutto chiuso adesso. Riaprirà? La risposta di Matteo è in una parola universale: «Speriamo». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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