Il depuratore
del Garda riparte
dall’«anno zero»

di Cinzia Reboni
L’impianto   di Gavardo  potrebbe restare  un rendering Una delle proteste inscenate contro il collettore del Garda
L’impianto di Gavardo potrebbe restare un rendering Una delle proteste inscenate contro il collettore del Garda
L’impianto   di Gavardo  potrebbe restare  un rendering Una delle proteste inscenate contro il collettore del Garda
L’impianto di Gavardo potrebbe restare un rendering Una delle proteste inscenate contro il collettore del Garda

Sei mesi di tempo per «individuare nuovi scenari di localizzazione per i progetti degli impianti di depurazione già in itinere». Scenari che dovranno essere «non meno efficaci rispetto agli obiettivi prefissati». In sintesi: il depuratore del Garda riparte da zero. Il Consiglio provinciale ha approvato ieri - al termine di una seduta fiume durata cinque ore - «l’indirizzo strategico in merito alle infrastrutture di depurazione, adottando il criterio, imposto anche alle opere ancora in corso di progettazione, che persegua il principio generale che gli impianti consortili di depurazione vanno realizzati sul territorio che li utilizzerà». Agli scenari alternativi «potranno essere concesse delle deroghe di carattere tecnico, ambientale ed economico solo se sufficientemente motivate». ALLA FINE IL BROLETTO è riuscito a fare sintesi tra la mozione del consigliere Giovanni Battista Sarnico e gli emendamenti presentati dal centrodestra. Un’impresa che sembrava impossibile fino a poche ore prima della seduta. Al termine della conferenza dei capigruppo, che ha anticipato la riunione del consiglio, è stato stilato il documento condiviso. «Un testo importante», lo ha definito il presidente Samuele Alghisi prima di proporlo all’aula per la votazione, che ha raccolto 12 sì ed il voto contrario di Gianluigi Raineri di Forza Italia. Hanno invece deciso di non partecipare al voto il vice presidente Guido Galperti, Giacomo Massa e Andrea Ratti, mentre Matteo Micheli, pur avendo dichiarato la propria adesione al documento, al momento del voto non era collegato. «La politica oggi è riuscita a fare sintesi su un documento di carattere generale - sottolinea Alghisi -, che non non vuole prescrivere nulla di specifico, ma dare solo un indirizzo, sul quale si auspica che si tenga conto anche dei progetti già avviati, che devono trovare nel più breve tempo possibile una conclusione progettuale per poi passare ad una discussione pubblica, secondo le prerogative di Ato e del gestore unico». SECONDO IL PRESIDENTE del Broletto, «il grande risultato è frutto di un proficuo e costruttivo dialogo». Che potrebbe sanare la spaccatura sul territorio generata dai controversi impianti di Gavardo e Montichiari. Soddisfatto anche Giovanni Battista Sarnico, presidente della Commissione ciclo idrico. «Per la prima volta il Consiglio provinciale si è espresso per indicare un indirizzo chiaro per la pianificazione dei depuratori consortili. È un impegno che mi sono preso nella Conferenza dei Comuni che si è tenuta lo scorso 2 novembre, insieme a 60 sindaci che chiedevano di rivedere il piano di bacino. In quella situazione non hanno però trovato spazio per un confronto ed una riflessione. Questo è certamente un passo avanti verso la direzione giusta, avvicinando le istituzioni, i Comuni, i territori e la Provincia, tutti determinanti nella gestione del ciclo idrico». Secondo Sarnico «è stato raggiunto l’obiettivo di non stravolgere la mia mozione e viene dato finalmente un indirizzo chiaro. Il mio impegno con la delega a presidente della Commissione ciclo idrico è iniziato un anno e mezzo fa, ed ho cercato di trovare una soluzione ad un problema che era in fase di stallo. Il depuratore rimane un investimento importante, e sono certo che questa iniziativa aiuterà anche a risolvere i problemi del Garda». A favore della mozione si è espresso anche Marco Apostoli di Provincia Bene Comune. «Abbiamo sancito il principio che gli impianti devono essere fatti all’interno dei bacino dei Comuni che li utilizzano. Andava data una risposta ai sindaci dell’asta del Chiese che si sono “ribellati“ non a caso, ma perchè si cercava di fare una forzatura nei loro territori». Per Mariateresa Vivaldini «sei mesi di tempo per individuare nuovi scenari è un tempo congruo. É importante che la Provincia non abbia abdicato, ma abbia dato un importante segnale di indirizzo riappropriandosi del suo ruolo politico e amministrativo». «Per una volta siamo riusciti a fare sintesi - ha commentato Massimo Tacconi - e questo è il risultato che i territori si aspettano. Un segnale chiaro per quelli che dovranno fare nuovi insediamenti. Il gestore dovrà fare le sue valutazioni in tempi brevi, ma è importante sottolineare quanto siano importanti le compensazioni ambientali per i Comuni che ospiteranno gli impianti». RIFERENDOSI al depuratore del Garda, Cristina Almici ha sottolineato che «in questi mesi abbiamo sentito parlare di una sublacuale paragonata ad una bomba ecologica che però può durare ancora 10 o 12 anni, e dei cantieri sulla Gardesana che porteranno a trovare soluzioni di mobilità leggera. Il problema principale è quello di motivare certe scelte, e di condividere le soluzioni con il territorio con cui si era spezzato il filo del dialogo. Se Acque Bresciane ha elaborato un progetto di fattibilità tecnico economica in 5 mesi, non vedo perchè non possa rivederlo in sei - afferma il sindaco di Bagnolo Mella -. Non toglie nulla al percorso ancora in itinere, e soprattutto non mette in discussione il finanziamento di 100 milioni». Stanziamento, è stato ribadito, non legato alla localizzazione dell’impianto ma semplicemente alla sua realizzazione. •

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