Ormai la vendemmia avara del 2019, complicata dal maltempo e con raccolti a volte dimezzati, è andata in archivio. È il tempo di apprezzare ciò che la terra ha lasciato, e la 18esima edizione di «Profumi di mosto» è stata splendida: quasi 2500 i visitatori paganti nelle 24 cantine (il record di sempre) sparse in una dozzina di Comuni e in quattro differenti percorsi, dalla Valtenesi a Desenzano arrivando fino a Bedizzole e Muscoline. Porte aperte per tutto il giorno agli appassionati wine lovers provenienti da tutta la provincia, e oltre: non sono mancati gruppetti di turisti tedeschi, tornati sul Garda proprio in occasione della rassegna enogastronomica; e neppure i «frontalieri» arrivati da province lontane (si segnalano trasferte addirittura dal lago di Como). Certo c’è da rimboccarsi le maniche, ma con ottimismo: «Purtroppo siamo stati tra i più colpiti - spiega Vittorio Sommo, project manager insieme alla moglie Ilona Thun della cantina Conti Thun di Puegnago -, ma grazie all’intervento dei nostri enologi e agronomi siamo riusciti a fare il meglio che si poteva. La quantità è crollata, ma la qualità è alta: a noi questo interessa. Abbiamo aperto da poco più di un anno e vogliamo mantenere una produzione di grande livello». Rispetto allo scorso anno, alla prima partecipazione a Profumi di mosto quando c’era soltanto il chiaretto, i Thun possono schierare un rosso con le 4 uve classiche della Valtenesi, un rosato spumante, riesling fermo e bollicine. Tra i veterani della manifestazione, in pista dalla prima edizione, la cantina Monte Cicogna di Moniga, aperta da 85 anni: oggi conta 25 ettari vitati, anche a Lugana. «La vendemmia è quasi conclusa - spiega il patron Cesare Materossi - e quest’anno perderemo almeno il 20% dell’uva. Ma quella rimasta è andata bene a maturazione, è sana e di qualità: ci aspettiamo un bel vino, soprattutto chiaretto ma anche rossi». A questo proposito è ormai una celebrità il Don Lisander: è ancora in vendita l’annata 2012, a 14 gradi e mezzo, e tra pochi mesi sarà sul mercato anche il 2013, che di gradi ne ha addirittura 16. «Un rosso che possiamo definire internazionale - continua Materossi - e che esprime al meglio le nostre uve storiche: groppello, sangiovese, barbera e marzemino». IN ALTO i calici anche da Cantrina, a Bedizzole, dove ieri sono passate quasi un migliaio di persone: una produzione di nicchia, 8 ettari per circa 40mila bottiglie, ma con pezzi pregiati come il chiaretto 100% a base di groppello (uno dei pochi in tutta la zona) e il fascinoso Nepomuceno, che deve il nome a un santo, rosso superiore da 15 gradi 70% a base di merlot, e poi rebo e marzemino. «Con le grandinate degli ultimi mesi - spiega Diego Lavo, titolare insieme a Cristina Inganni, con loro in prima linea, almeno ieri, anche i figli Lorenzo e Tommaso - abbiamo perso più del 50% della produzione. Ma raggiungeremo probabilmente il nostro target potenziale di bottiglie: pochi rossi quest’anno, ma bianchi e rosati di alta qualità. E al prossimo Vinitaly avremo una linea quasi completamente biologica». •