L’appello di un sopravvissuto «Attenti, il virus non scherza»

di Alessandro Gatta
Aurelio Francioso è tornato ad occuparsi dei suoi motoscafiL’imprenditore gardesano ricoverato in ospedale dopo il contagio
Aurelio Francioso è tornato ad occuparsi dei suoi motoscafiL’imprenditore gardesano ricoverato in ospedale dopo il contagio
Aurelio Francioso è tornato ad occuparsi dei suoi motoscafiL’imprenditore gardesano ricoverato in ospedale dopo il contagio
Aurelio Francioso è tornato ad occuparsi dei suoi motoscafiL’imprenditore gardesano ricoverato in ospedale dopo il contagio

Solo da poche settimane è tornato a bordo delle sue barche - è titolare della Sirmione Tour - che da sempre accompagnano residenti e turisti: la più bella è «Chocolat», una Archetti costruita sul Sebino nel lontano 1968. Ma Aurelio Francioso, 55 anni compiuti l’8 marzo (quando è stato intubato), a più di 6 mesi dalla diagnosi di coronavirus non si è ancora ripreso del tutto. E per questo vuole lanciare un messaggio, anzi due: ringraziare medici e infermieri «che mi hanno donato una seconda vita», e rivolgere un appello, «state attenti perché con questo virus non si scherza». Come tanti guariti dal Covid, anche Francioso ce l’ha fatta solo al termine di una terribile odissea: «Rispetto ad altri sono stato più fortunato - racconta - e per questo voglio dire a tutti quelli che criticano e addirittura denunciano i medici, che non è colpa loro se qualcuno non ce l’ha fatta: hanno fatto tutto quello che potevano, sempre. Capisco il dolore di chi ha perso i propri cari, ma non è colpa dei medici». L’ODISSEA di Aurelio comincia alla fine di febbraio: primi sintomi il 28, febbre a quaranta il giorno dopo, il 5 marzo il ricovero al pronto soccorso di Desenzano, l’8 marzo viene intubato. Gli viene diagnosticata una polmonite bilaterale, il classico sintomo Covid: «La mattina stavo bene, la sera stavo malissimo. In un paio di giorni già non riuscivo a respirare». A 72 ore dal ricovero Francioso viene addormentato, per respirare ha bisogno di un ventilatore polmonare e per aiutare il decorso gli viene addirittura somministrato del curaro che blocca i muscoli. Da Desenzano viene trasferito in Rianimazione a Gavardo, in terapia intensiva: ci resterà fino al 20 aprile. «Mi son svegliato e non ricordavo nulla - dice ancora il motoscafista di Sirmione - ero legato al letto, pieno di tubi». Ma non è finita: viene trasferito di nuovo a Desenzano, in Pneumologia, dopo qualche giorno è colpito da un’emorragia interna e trasferito d’urgenza in Chirurgia a Manerbio, il 3 maggio. Un paio di settimane nel nosocomio della Bassa, poi ancora a Desenzano e ancora una complicazione, un’infezione alle vie urinarie. Risolta anche questa, finalmente, l’ultimo viaggio fino a Villa Gemma per la riabilitazione: verrà dimesso solo l’8 giugno. In quei mesi ha perso ben 27 chili: «E i miei polmoni non sono ancora al 100%, chissà se e quando tornerò come prima», dice Francioso. Due ringraziamenti in particolare: «Al dottor Luigi Vincenzo di Desenzano e al dottor Davide Coppini di Gavardo». Infine, il suo appello: «Non sottovalutate la situazione, mettete la mascherina e rispettate le regole. Fatelo per voi e soprattutto per gli altri». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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