La Casa di riposo al bivio Il futuro resta un rebus

La Casa di riposo di Padenghe al centro di un caso intricato: i dipendenti non ricevono lo stipendio da cinque mesi dopo il congelamento dei conti correnti
La Casa di riposo di Padenghe al centro di un caso intricato: i dipendenti non ricevono lo stipendio da cinque mesi dopo il congelamento dei conti correnti
La Casa di riposo di Padenghe al centro di un caso intricato: i dipendenti non ricevono lo stipendio da cinque mesi dopo il congelamento dei conti correnti
La Casa di riposo di Padenghe al centro di un caso intricato: i dipendenti non ricevono lo stipendio da cinque mesi dopo il congelamento dei conti correnti

Il rebus che tiene finanziariamente in ostaggio la Casa di riposo si avvicina a una soluzio? Ne sono convinti i sindaci Albino Zuliani di Padenghe e Andrea Dal Prete di Polpenazze, i Comuni che gestiscono in sharing la Rsa. Che hanno annunciato un imminente soluzione. Scettici invece i vertici della Fondazione Beretta San Giuseppe che gestisce la struttura socio-assistenziale, addirittura preoccupati i dipendenti. Uno stato d’animo comprensibile: i 60 addetti, sia i «diretti» della fondazione che quelli delle cooperative che oggi si occupano dei servizi, non ricevono lo stipendio da cinque mesi. Una situazione legata al contenzioso, aperto da anni, tra la Fondazione e la coop Progetto Salute, che ha lavorato nella Rsa fino al 2012, quando venne sciolto anticipatamente il contratto. Nel 2019 il tribunale ha dato ragione alla cooperativa, e per questo motivo dal dicembre scorso la stessa Fondazione ha il conto corrente pignorato. Quindi, niente stipendi: il debito ad oggi ammonta a oltre 1,2 milioni di euro (ma continua a crescere, a interessi di 7-8mila euro al mese) di cui circa 200 mila di spese legali. Le trattative sono in corso. «I sindaci hanno avviato una stretta mediazione con la controparte, in modo da concludere la vicenda con una transazione – si legge in una nota del Comune di Padenghe –. L’accordo prevederebbe una forte riduzione dell’importo e il pagamento del debito residuo attraverso il rientro della coop nella gestione dei servizi, con l’affitto del ramo d’azienda della durata di 12 anni, alla fine dei quali la Fondazione avrà estinto il suo debito. La cooperativa s’impegnerebbe poi a mantenere gli attuali standard qualitativi e i livelli occupazionali». Ma non mancano i dubbi: «Non ci sarebbe alcun problema con le cooperative attuali – rassicura Zuliani – perché il contratto va verso il suo naturale esaurimento, tra pochi mesi. Gli stipendi arretrati, invece, saranno pagati non appena verrà sbloccato il conto, alla firma dell’accordo». L’accordo è dietro l’angolo, ma la Fondazione predica prudenza. « Siamo ancora all’anno zero – spiega il presidente Gianluigi Baronio – e se siamo d’accordo sulla trattativa, è ancora da vedere il contenuto dell’accordo per arrivare a una mediazione condivisa». Anche le rappresentanti delle lavoratrici avevano espresso perplessità. «Qualcuno deve spiegarci perché una cooperativa tiene sotto scacco la Fondazione per poter entrare a gestire la struttura – si legge in una lettera dei portavoce dei dipendenti – e perché non conta l’opinione di chi con questa cooperativa ha già lavorato, perché non è stata considerata nessuna soluzione alternativa, perché la trattativa è rimasta segreta, perché a farne le spese sono le persone che dovrebbero essere tutelate».•.

Suggerimenti