Le «catacombe» di Pozzolengo riscoperte dopo 6 secoli

di Silvia Avigo
La prima esplorazione svolta da Paolo Degani con il gruppo XploraNell’antico canale di drenaggio sono presenti alcune cascatelleLe concrezioni simili a stalattiti dovute all’azione dell’acqua
La prima esplorazione svolta da Paolo Degani con il gruppo XploraNell’antico canale di drenaggio sono presenti alcune cascatelleLe concrezioni simili a stalattiti dovute all’azione dell’acqua
La prima esplorazione svolta da Paolo Degani con il gruppo XploraNell’antico canale di drenaggio sono presenti alcune cascatelleLe concrezioni simili a stalattiti dovute all’azione dell’acqua
La prima esplorazione svolta da Paolo Degani con il gruppo XploraNell’antico canale di drenaggio sono presenti alcune cascatelleLe concrezioni simili a stalattiti dovute all’azione dell’acqua

Pozzolengo, ultima naturale balconata sulla distesa che accoglie la zona del «Lugana», nascondeva a tutti un segreto storico e archeologico stupefacente. Nel suo sottosuolo, a circa 10 metri di profondità, è stata scoperta una gigantesca opera caratterizzata da un lunghissimo tunnel in mattoni, in parte allagato e affiancato da diversi antichi, il tutto per centinaia di metri, non si sa: la «catacomba» di Pozzolengo deve ancora essere completamente esplorata per le difficoltà speleologiche che presenta. LA BELLEZZA, le suggestioni, il mistero di questo luogo sono descrivibili solo con le immagini. Lungo il tragitto esplorato sono stati trovati antichi pozzi, strana coincidenza visto che il nome Pozzolengo in una delle due etimologie possibili fa riferimento ai numerosi pozzi sul territorio da cui trae spunto anche il sigillo municipale. La recente scoperta ha avuto inizio grazie all’ex vice sindaco di Pozzolengo Paolo Degani, che dopo aver individuato e segnalato l’ingresso della galleria all’associazione Xplora, ha guidato con il presidente Armando Bellelli la missione esplorativa, avvalendosi della collaborazione dell’archeologo Andrea Bellandi del regista Enrico Balabio, dello speleologo Diego Vezzoli e dei ricercatori Paolo Mazzoleni, Federico Rota e Federico Folli. LA SORPRESA per i ricercatori è stata grande: non essendoci traccia in nessun documento di questo sito, si può certamente parlare di una vera e propria scoperta. Dopo una prima «discesa», Paolo Degani e gli specialisti di XPlora hanno segnalato immediatamente la scoperta alla Soprintendenza dei beni archeologici e, a seguito di un sopralluogo del funzionario dottor Andrea Breda, il condotto è stato identificato come un’opera di drenaggio del periodo compreso tra il XV e il XVIII secolo. Praticamente la galleria è stata realizzata allo scopo di bonificare un antico bacino inframorenico convogliando una gran massa d’acqua: tuttora all’interno è possibile ammirare delle suggestive cascatelle e delle particolarissime concrezioni calcaree. L’associazione Xplora si è resa protagonista di una grande scoperta storica nel territorio gardesano e, in collaborazione con la società «I tracciatori» di Concesio, a breve scansionerà in 3D tutta l’area con speciali attrezzature. •

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