Magasa è una fortezza inaccessibile per il Covid

di L.SCA.
Magasa sembra  una sorta di  fortezza  inaccessibile per il coronavirus
Magasa sembra una sorta di fortezza inaccessibile per il coronavirus
Magasa sembra  una sorta di  fortezza  inaccessibile per il coronavirus
Magasa sembra una sorta di fortezza inaccessibile per il coronavirus

Vietato abbassare la guardia, ma i 972 metri di altitudine di Magasa, paese di 131 abitanti al confine con la Provincia autonoma di Trento, sembrano una rocca inespugnabile per il coronavirus. Il piccolo borgo della Valvestino è con Irma l’unico Comune della provincia di Brescia Provincia di Brescia dove non si sono registrati casi di contagio. Una sorta di immunità confermata ora anche i test sierologici gratuiti effettuati lo scorso mese di giugno, sponsorizzati dalla Pro Loco e da un privato. Una peculiarità che assume una valenza ancora più significativa considerato che un paese detiene l’età media più alta della provincia con oltre due terzi dei residenti ampiamente sopra i 70 anni di età. Ha influito molto nello specifico la particolare, solitaria, collocazione geografica nell’entroterra alto gardesano e le rigorose misure di profilassi impartite dal sindaco Federico Venturini con il supporto del vice Tommaso Mazza, responsabile del Coc e Omar Venturini consigliere comunale con delega al turismo che ha organizzato la distribuzione dei pasti domicilio durante il lockdown. «Lo screening di massa che oltre al prelievo sierologico comprendeva tamponi rettali e alle prime vie aeree ha confermato che qui a Magasa siamo tutti in ottima salute – conferma i Federico Venturini -: solo in un 40enne che fa la spola dalla riviera del lago per lavoro sono state rilevate tracce del virus contratto addirittura in dicembre, probabilmente in forma lieve: vive infatti in casa con i genitori anziani, ma le analisi al padre e alla madre non hanno segnalato nessun sintomo sentinella». Avanti così dunque. «Si, sempre con prudenza in ogni caso – continua il sindaco -: avevamo quasi fatto un pensierino per organizzare l’annuale Sagra del Formaggio in svolgimento come tradizione alla seconda domenica di settembre, ma la ripresa dei contagi in Europa ci sta preoccupando. È andato tutto bene fino ad ora qui in paese: sarebbe davvero un peccato rovinare tutto adesso». Ieri mattina tra l’altro, si festeggiava con spiedo e polenta sempre nel Comune, a tre chilometri dal paese sull’altopiano di Cima Rest (1257 metri di altitudine), per l’ouverture stagionale dello storico bar ristorante ricavato all’interno di uno dei caratteristici fienili con il tetto in paglia. I nuovi gestori Fiorangela Turelli e il figlio Davide Ponchiardi hanno cambiato il nome da Tavagnu a «Al borgo di Cima Rest», ma non le abitudini culinarie. Aperto da marzo a fine gennaio, il locale rimane chiuso il giovedì. «Sono ragazzi partiti col piede giusto e buone idee», osserva Venturini. La rinascita della Valvestino passa anche e soprattutto da notizie come queste. •

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