Mozione Sarnico, il giorno della resa dei conti

di C.REB.
Filippo Grumi del comitato Gaia
Filippo Grumi del comitato Gaia
Filippo Grumi del comitato Gaia
Filippo Grumi del comitato Gaia

Si scatenerà una tempesta perfetta o spunterà il sereno nell’aula del Consiglio provinciale, chiamato oggi a risolvere il «caso» della mozione Sarnico? Il documento punta a dare un indirizzo strategico in merito alle infrastruttu, perseguendo il principio generale che gli impianti consortili devono essere localizzati nei territori dei paesi che li utilizzano. Dopo la richiesta delle sue dimissioni da presidente della Commissione ciclo idrico, avanzate dal centrodestra, e le prese di posizione a favore della mozione espresse dal Pd, ma non solo, in queste ultime ore si tenta di ricucire lo «strappo» per arrivare ad un documento condiviso. E mentre i sindaci del bacino del Chiese aspettano che la politica faccia la sua parte e la situazioni si sblocchi, i comitati vanno invece al contrattacco. «Non c’è la volontà di risolvere il problema - afferma Filippo Grumi del comitato Gaia di Gavardo -. Ci sono in ballo altri interessi che stanno ostacolando la ricerca della soluzione più corretta, che è lì pronta sul piatto, ma nessuno vuole prenderla». Grumi ricorda che «60 sindaci, in rappresentanza di 250 mila cittadini, stanno combattendo contro un principio. Questo non è populismo - spiega -. In Broletto non ci sono rappresentanti del Garda o del Chiese, viceversa in Ato tutti i Comuni sono rappresentati. Quei 60 sindaci volevano semplicemente riportare la discussione in ambito democratico, ma gli è stato negato da parte di quella politica che sostiene che i cittadini non devono avere voce in capitolo». Sotto il profilo tecnico del progetto del depuratore del Garda, Grumi sottolinea che «c’è chi mente sapendo di mentire. Vorrei capire perchè, dal 2013 al 2018, la soluzione “ottimale“ sostenuta da tutti - Regione, Provincia, Università -, era quella di pompare le fogne di tutti i Comuni gardesani a Visano, a 35 chilometri dal lago di Garda, e adesso dicono che non si può fare un tubo di 10 chilometri che da Lonato porti l’acqua depurata fino al Mincio che, come dice lo stesso assessore regionale allo Sviluppo economico Alessandro Mattinzoli, è il fiume più “sano“ sotto questo punto di vista, non avendo evidenziato problemi dopo anni di depurazione a Peschiera. Quelle stesse persone sono andate a Roma a prendersi i 100 milioni di euro che, va ricordato, sono vincolati soltanto ad un progetto di depurazione del Garda, e non ad una localizzazione particolare. Sia che si faccia a Sirmione o a Ponte di Legno, quei soldi non sono in discussione». La soluzione di un depuratore in un Comune gardesano «è la migliore - sostiene Grumi -: si spendono meno soldi, si pesa di meno sulle tasche di tutti i cittadini e si scarica nel miglior corpo recettore, che è appunto il Mincio. Se la logica è invece imporre i depuratori a Gavardo e Montichiari, allora è una questione di partito preso». Grumi ritorna sul «sacrificio» chiesto da Mattinzoli agli operatori turistici del lago. «All’albergatore di Toscolano non interessa sapere se i suoi reflui finiranno a Gavardo o a Peschiera, ma che la Gardesana verrà bloccata dai lavori per 10 anni. Quando l’assessore dice che bisogna partire subito con i cantieri, forse non ha capito che, se si va in tribunale, i cantieri li vedrà col binocolo».

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