Per salvare il coregone ci vuole una «riforma»

di Luciano Scarpetta
Coregoni del Garda: si auspica una «riforma» del ripopolamento
Coregoni del Garda: si auspica una «riforma» del ripopolamento
Coregoni del Garda: si auspica una «riforma» del ripopolamento
Coregoni del Garda: si auspica una «riforma» del ripopolamento

Tornare all’antico, provando a rimodulare la campagna ittiogenica del coregone. LO CHIEDONO a Regione Lombardia tre associazioni di pesca benacensi, nella fattispecie due bresciane, l’Asd Tirlindana basso Garda e l’Asd pescatori di Limone, con i colleghi della sponda veneta dell’Asd Bardolino. «Da diversi anni - illustra il portavoce Leali Luciano - vengono autorizzati pescatori professionisti durante il periodo riproduttivo del coregone, in deroga ai divieti imposti dal regolamento del lago di Garda, al prelievo di pesce per procedere alla spremitura e alla consegna delle uova fecondate negli incubatoi regionali di Desenzano e Bardolino con il supporto della polizia provinciale Nucleo ittico-venatorio. Sarebbe indispensabile che le giornate della campagna di prelievo, che spesso si protraggono per effetto delle modifiche climatiche in atto, vengano procedute da pescate campione sotto sorveglianza delle guardie, per individuare il periodo più idoneo, limitando a quattro uscite (attualmente sono otto o dodici), moderando quindi il prelievo eccessivo della specie e il pescato di ogni singolo pescatore autorizzato dalle Regioni». I vantaggi? «Limitando le giornate di prelievo – si sostiene - la polizia provinciale avrebbe più personale disponibile per esercitare sui siti di frega i controlli del dilagante fenomeno del bracconaggio da riva e da barca, che si riscontra tutti gli anni nel periodo riproduttivo del coregone. Situazione che contribuisce a un significativo decremento della specie contrapponendosi agli sforzi che vengono fatti con i ripopolamenti dagli uffici regionali e dalle associazioni di pesca sportive del lago di Garda»- La rimodulazione della campagna ittiogenica del coregone avrebbe ripercussioni anche sulla capienza dell’incubatoio di Desenzano. L’obiettivo com’è noto, si raggiunge ogni stagione con la saturazione dell’impianto. «ATTUALMENTE la capienza è di circa 700 litri – sostiene Leali -: secondo noi sarebbe inutile conferirne di più perché poi le uova andrebbero a male». L’incognita maggiore, secondo i funzionari regionali, è in ogni caso rappresentata dal momento di massima fecondità dei coregoni la cui riproduzione naturale, come si sa, è ormai slittata di molti giorni rispetto al passato e presenta, a seconda delle condizioni del tempo, un andamento difficilmente prevedibile. •

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