«Ma sembra Spalletti!». Quando in maggio le due statue del D’Annunzio «solitario studioso» erano state collocate sul lungolago di Gardone Riviera e davanti alla Prioria del Vittoria, era stato questo il commento più spiritosamente impertinente: in effetti c’è una certa somiglianza fra il Vate di bronzo forgiato dallo scultore Alessandro Verdi e l’ex allenatore di Inter e Roma. «UN’OPERA affettuosa e amabile», l’aveva invece definita Giordano Bruno Guerri, presidente della Fondazione del Vittoriale degli Italiani. Nulla di guerresco o di eroicamente marziale si ravvisa infatti in questo ritratto scultoreo: non il D’Annunzio comandante, ma il D’Annunzio poeta e letterato, immerso pensosamente nei libri. Non si capisce dunque la reazione veemente della Croazia all’inaugurazione di una terza copia di questa scultura, a Trieste. Pesa il centenario dell’impresa di Fiume, l’ultima del D’Annunzio guerriero, che andò con i suoi legionari a occupare la città dalmata. Un’invasione, secondo i croati, che è per loro inaccettabile veder celebrare con monumenti dai dirimpettai italiani. Ma oggi D’Annunzio se ne sta tranquillo fra i suoi libri. Che paura fa?