Raid incendiario
e spari contro
i sinti. Condannato a 12 anni

di Mario Pari
Il responsabile dell’incendio doloso e degli spari è stato condannato a 12 anni di reclusione  Uno dei mezzi dati alle fiamme nelle campagne di Lonato I resti anneriti del  camper che offriva ospitalità alla famiglia di nomadi presa di mira
Il responsabile dell’incendio doloso e degli spari è stato condannato a 12 anni di reclusione Uno dei mezzi dati alle fiamme nelle campagne di Lonato I resti anneriti del camper che offriva ospitalità alla famiglia di nomadi presa di mira
Il responsabile dell’incendio doloso e degli spari è stato condannato a 12 anni di reclusione  Uno dei mezzi dati alle fiamme nelle campagne di Lonato I resti anneriti del  camper che offriva ospitalità alla famiglia di nomadi presa di mira
Il responsabile dell’incendio doloso e degli spari è stato condannato a 12 anni di reclusione Uno dei mezzi dati alle fiamme nelle campagne di Lonato I resti anneriti del camper che offriva ospitalità alla famiglia di nomadi presa di mira

Il raid era stato e rimane certamente molto grave. Ieri, il giudice Alberto Pavan ha stabilito che a compierlo è stato lui: Ennio Albiero. Per questo, per quell’incendio, quello sparo e per il fatto che avrebbe agito con odio razziale e con premeditazione, l’imputato è stato condannato a 12 anni. Una condanna arrivata al termine del processo celebrato con rito abbreviato e quindi sfociata in una pena decurtata di un terzo per effetto del rito. Senza sconto la pena sarebbe stata di 18 anni di reclusione. SECONDO IL GIUDICE Alberto Pavan, che ha pienamente accolto la richiesta del pm titolare delle indagini Carlo Pappalardo, Ennio Albiero è quindi la persona che nella notte del due gennaio avrebbe dato fuoco a delle roulotte in località Bettola, tra Lonato e Bedizzole, sparando contro uno dei sinti che stavano uscendo e ferendolo in modo non grave. Tutto questo con premeditazione e odio razziale. Per l’imputato, l’avvocato Gianfranco Abate aveva chiesto l’assoluzione e o la riqualificazione del reato in minacce o lesioni, escludendo la premeditazione e l’odio razziale. Da parte del legale era stata prodotta anche una consulenza, del generale Romano Schiavi, in base alla quale non era certo che fosse stato il fucile di Albiero ad esplodere il colpo che aveva ferito la vittima. Il consulente, inoltre nella relazione aveva evidenziato che se il colpo fosse stato esploso da distanza ravvicinata le lesioni sarebbero state certamente più gravi. Invece, era stato spiegato, che solo alcuni pallini sui 104 contenuti nel bossolo, avevano raggiunto, per il consulente «di rimbalzo», la vittima. L’avvocato di parte civile, Vilma Formentini, aveva invece evidenziato che, sulla base della relazione del Ris, i pallini erano partiti dall’arma dell’imputato. Sempre secondo la parte civile l’imputato quella notte avrebbe apostrofato la vittima con l’espressione «zingaro di merda» prima di sparare. Pallini che secondo il legale, il pm e ora anche il giudice, avrebbero potuto uccidere. Secondo l’avvocato Formentini quindi ci sono stati i danni patrimoniali, ma anche i danni morali per la perdita di tutto quanto aveva. A questo, per il legale va aggiunto che la madre e altre due persone stavano dormendo nei mezzi incendiati e che se non fosse intervenuto il figlio le conseguenze sarebbero state ben più gravi. A rendere tutto più pesante il turbamento psichico provocato dal fatto che, come stabilito anche nel processo, l’imputato avrebbe agito con odio razziale. Il giudice ha stabilito provvisionali per 25 mila e 8 mila euro. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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