Rifiuti nella cava: la Vezzola finisce sotto processo

di Paolo Cittadini
I laghetti della cava Vezzola:  sono stati trovati rifiuti di ogni tipoL’area della discarica è sotto sequestro giudiziario dal maggio 2019I carotaggi al Traversino coordinati dai carabinieri forestali
I laghetti della cava Vezzola: sono stati trovati rifiuti di ogni tipoL’area della discarica è sotto sequestro giudiziario dal maggio 2019I carotaggi al Traversino coordinati dai carabinieri forestali
I laghetti della cava Vezzola:  sono stati trovati rifiuti di ogni tipoL’area della discarica è sotto sequestro giudiziario dal maggio 2019I carotaggi al Traversino coordinati dai carabinieri forestali
I laghetti della cava Vezzola: sono stati trovati rifiuti di ogni tipoL’area della discarica è sotto sequestro giudiziario dal maggio 2019I carotaggi al Traversino coordinati dai carabinieri forestali

Discarica abusiva, abuso edilizio e inquinamento ambientale i reati per cui a vario titolo sono stati rinviati a giudizio ieri mattina, al termine dell'udienza preliminare celebrata davanti al gup Paolo Mainardi, Giovanni, Marco e Stefano Vezzola. Davanti alla prima sezione penale del tribunale di Brescia la prossima primavera finirà anche l'azienda coinvolta nell'indagine, la Vezzola Spa. LA VICENDA è quella relativa alla discarica del Traversino e degli attigui laghetti a Lonato (le ex cave Vezzola), finite sotto sequestro nel maggio di un anno fa. Per gli inquirenti il cantiere di appoggio per la realizzazione della linea Tav Brescia-Verona, inizialmente previsto alle cave e poi realizzato altrove proprio in seguito al sequestro, sarebbe stato aperto sopra una montagna di rifiuti interrati. Le indagini coordinata dal sostituto procuratore Ambrogio Cassiani avevano preso le mosse da una precedente indagine per presunti abusi edilizi per la realizzazione del percorso «Lugana Marina» a Sirmione. I carabinieri Forestali di Salò avevano scoperto che gli 800 metri cubi di rifiuti prodotti per lo sbancamento dalla ditta appaltatrice, proprio la Vezzola Spa, non erano stati conferiti a un centro autorizzato per lo smaltimento, ma gettate nel laghetto della proprietà Vezzola. «SCAVANDO», si legge negli atti di indagine, i carabinieri avevano scoperto che sotto la superficie dei laghetti c’erano 293 mila metri cubi tra blocchi di asfalto e calcestruzzo, lamiere, plastica e prodotti da inerti da cava a fronte di una autorizzazione del Comune di Lonato alla Vezzola nel 2016 per riempire il laghetto con 130 mila metri cubi di sottoprodotti di cava e rocce da scavo. Per gli investigatori così facendo l’azienda avrebbe risparmiato sui costi di smaltimento accelerando la creazione dell’area da utilizzare per il deposito del materiale da scavo del cantiere di appoggio a quello della Tav Brescia-Verona. DIVERSA la questione relativa alla discarica del Traversino, autorizzata per lo stoccaggio di rifiuti inerti e chiusa dalla Regione nel dicembre del 1982 dopo essere stata inserita nella lista dei siti contaminati. I titolari erano stati obbligati a bonificarla e nell’aprile del 2018 avevano presentato il loro progetto di ripristino dal costo di 5,7 milioni di euro. L’istruttoria era però stata chiusa perché, secondo la relazione di un tecnico Arpa, si certificava la sola presenza di rifiuti inerti non inquinanti. Valutazione contestata dalla Procura che avrebbe evidenziato la presenza di scorie di manganese, alluminio, triclorometano, dicloropropano e a concentrazioni di elementi radioattivi superiori ai limiti. Nei mesi scorsi le nuove analisi dell'Arpa avrebbero invece rilevato «contenuti di radioattività compatibili con livelli naturali» e nessuna «contaminazione antropica». •

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