Scacco alla
banda della truffa
dell’incidente

di Mario Pari
Gli anziani soli erano le vittime preferite della banda di truffatori
Gli anziani soli erano le vittime preferite della banda di truffatori
Gli anziani soli erano le vittime preferite della banda di truffatori
Gli anziani soli erano le vittime preferite della banda di truffatori

Chili e chili d’oro. Almeno una decina. Un peso però certamente inferiore rispetto a quello che si portano dentro coloro che sono stati truffati, a cui quell’oro è stato preso con l’inganno. Ma ieri alla banda delle telefonate dei falsi incidenti, delle truffe agli anziani è stato sferrato un duro colpo. Che da Siena, arriva a Napoli, da dove partivano le telefonate criminali e tocca anche la provincia di Brescia.

 

LE INDAGINI hanno preso il via nella città toscana circa un anno fa. Pochi elementi per i carabinieri del Nucleo Investigativo di Siena e accertamenti che come sempre in questi casi hanno dovuto fare i conti con un elemento imprescindibile: l’emotività delle vittime, il contraccolpo che impedisce di ricordare, di fornire indicazioni utili agli inquirenti, oltre un certo limite. Quello che rimane al di fuori di ogni dubbio è l’organizzazione manageriale, con ruoli definiti dell’organizzazione criminale smantellata dalla procura e dai carabinieri di Siena. Sono stati ricostruiti 50 episodi di truffa avvenuti a: Siena, Perugia, Milano, Treviso, Gallarate, Domodossola, Bologna, Perugia, Torino, Treviso, Padova, Milano, Napoli, Ti voli, Lugo di Romagna. Sono stati recuperati gioielli e denaro. Refurtiva per un totale di circa 200mila euro. Uno dei sequestri più è avvenuto proprio in provincia di Brescia. Nell’abitazione, a Lonato, di un 60enne napoletano sono stati trovati diversi chili d’oro, in monete, palline e lingottini. Secondo gli investigatori sono molto alte le possibilità che si tratti di proventi delle truffe. Gioielli fusi e trasformati appunto in lingotti o altro. Il 60enne è indagato in stato di libertà con l’accusa di ricettazione. In 10 sono stati arrestati. Ma a colpire, in quest’inchiesta, che nella fase finale ha richiesto l’impiego di un centinaio di carabinieri, tra i quali anche quelli del comando provinciale di Brescia, è sopratutto l’organizzazione della banda criminale. Da Napoli partivano le chiamate alle vittime scelte ricorrendo agli elenchi telefonici, ma anche con sopralluoghi sul posto da parte dei trasfertisti. Si puntava soprattutto su anziani soli ai quali arrivava la devastante quanto falsa telefonata dell’incidente del figlio. Telefonata fatta ricorrendo a schede che venivano cambiate quasi quotidianamente e che hanno costretto a un lavoro immenso in quanto a intercettazioni. Dopo la telefonata si presentava a casa il trasfertista, ovvero il finto avvocato, il finto rappresentante delle forze dell’ordine e vero truffatore che riusciva a farsi consegnare i ricordi di una vita. Veniva organizzata anche una telefonata a un falso 112. Il bottino veniva poi piazzato ai ricettatori a Milano o a Napoli. Ma una parte potrebbe essere arrivata nel Bresciano.

 

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