Sede del depuratore del Garda Il Governo ignora la protesta

Il rendering del depuratore di Gavardo: l’opera è al centro delle proteste
Il rendering del depuratore di Gavardo: l’opera è al centro delle proteste
Il rendering del depuratore di Gavardo: l’opera è al centro delle proteste
Il rendering del depuratore di Gavardo: l’opera è al centro delle proteste

Costruire i depuratori sul Chiese per il Governo è un «dogma» impermeabile alla protesta dilagante e ai dati oggettivi. A Roma la valutazione sulla contestata operazione è ancora ferma alle puntate precedenti, a giudicare almeno dalle risposte del sottosegretario alla Transizione ecologica Ilaria Fontana all'interrogazione del deputato Devis Dori (LeU-Articolo Uno), approdata ieri mattina alla Camera. L'esponente del M5S ha avallato l'operato del commissario e la sua decisione di trattare le fogne prodotte dal Garda bresciano negli impianti di Gavardo e Montichiari citando dati e circostanze ormai superate. Il ministero insomma è lontano anni luce dalle vicende del Bresciano, come dimostra il fatto che il sottosegretario, nella sua ricostruzione dei fatti, non abbia citato l’interrogazione urgente a Bruxelles dell’europarlamentare Eleonora Evi e la petizione alla Commissione Ue, i ricorsi al Tar dei Comuni di Montichiari, Gavardo, Prevalle e Muscoline, il presidio permanente che staziona da 74 giorni davanti al Broletto. Ma Ilaria Fontana non è evidentemente a conoscenza neppure della lettera inviata dai colleghi di partito Claudio Cominardi e Alberto Zolezzi al commissario unico per la depurazione Maurizio Giugno per contestare i progetti e dell’«annuncio» di rivolgersi alla Corte dei Conti e ad Arera per il rischio di danni erariali e di incremento delle tariffe. Il sottosegretario ha ricostruito la vicenda del depuratore del Garda dal 2017 in poi, fermando le lancette del tempo alla «convocazione della conferenza dei servizi preliminare», che peraltro si è già conclusa un mese fa, e dimenticando - o ignorando - che martedì scorso il Consiglio regionale ha votato una mozione bipartisan impegnando la Giunta a «farsi promotrice nei confronti del Governo per la riconsiderazione delle decisioni prese, valutando l’opportunità di riprendere il percorso interrotto e ad attivarsi affinchè vengano riconsiderate tutte le opzioni tecniche percorribili». Non solo. Il ministero alla Transizione ecologica continua a fare finta che non esista la relazione di Acque Bresciane sulla garanzia di tenuta della sublacuale, insistendo invece sulla «necessità di dismettere quanto prima la condotta in ragione della sua obsolescenza». In Governo mantiene la barra dritta. Indietro non si torna: il depuratore del Garda si farà a Gavardo e Montichiari, come deciso dal commissario. Niente e nessuno farà cambiare idea al ministro Roberto Cingolani. Nemmeno le obiezioni sollevate ieri da Dori sull’«incompatibilità del ruolo di prefetto e commissario straordinario, perchè le due funzioni possono entrare in conflitto per metodo e finalità», e sul «compito del Governo di ascoltare la voce di un intero territorio» ha detto, citando uno per uno i 70 comitati e associazioni che aderiscono alla protesta. «Non siamo di fronte ad un gruppetto di ambientalisti radical chic, come li ha definiti il ministro Cingolani, ma ad un modello di partecipazione popolare, pacifica e democratica - ha aggiunto Dori -: dietro ogni associazione o comitato ci sono centinaia di persone che non abbandoneranno la battaglia finchè non arriveranno segnali importanti anche da parte del ministero». Secondo il parlamentare di LeU, «per il Governo il progetto del depuratore del Garda è perfetto e non ha interesse ad ascoltare le ragioni di cittadini, sindaci, consigli comunali, consiglio regionale e di alcuni parlamentari che evidenziano che la decisione Gavardo-Montichiari ha solo un effetto: far morire il Chiese». E la recente «scoperta» che il depuratore di Gavardo non può essere costruito sulla sponda destra del fiume, su un’area vincolata sotto il profilo paesaggistico, «denota una mancanza di accuratezza progettuale e prefigura un futuro pieno di incognite: chissà cos’altro potrà avvenire - ha aggiunto Dori -. In barba alla sbandierata riforma costituzionale per introdurre la tutela dell’ambiente, il ministero è come se avesse detto che anche la Costituzione si deve inchinare ai superpoteri del commissario. In quest’aula avrei voluto sentire cose diverse. Chi deve prendere le decisioni deve raccogliere il grido che arriva da Brescia. E invece mi par di capire che non ci siano margini di trattativa».•.

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