IL CASO

«Sisma nel lago, sfiorato un eco-disastro»

di Luciano Scarpetta
L'allarme della Comunità del Garda «L'obsoleta conduttura sommersa poteva lesionarsi contaminando le acque con un'ondata di reflui»
Una centrale monitora la conduttura con telecamere subacquee
Una centrale monitora la conduttura con telecamere subacquee
Una centrale monitora la conduttura con telecamere subacquee
Una centrale monitora la conduttura con telecamere subacquee

«Una settimana fa abbiamo davvero rischiato un disastro ambientale senza precedenti». Non usa mezzi termini il segretario generale della Comunità del Garda, Pierlucio Ceresa rimarcando i pericoli corsi in occasione della scossa di terremoto registrata mercoledì sera nell'area benacense.
UN SISMA di magnitudo 4.3 con epicentro localizzato nel centro lago, a circa 3 chilometri a sud-sud est di Gargnano. Un movimento tellurico forte ma non particolarmente radicato considerato che si è sprigionato a una profondità di 2,6 chilometri. «Proprio in quel punto del fondale - spiega Ceresa - è installata la condotta sublacuale del collettore fognario gardesano che da Toscolano a Torri del Benaco si unisce alla rete di depurazione sulla sponda veronese. I reflui vengono convogliati all'interno di tubazioni obsolete posate sui fondali del lago. Vogliamo provare a immaginare - si chiede il segretario generale -, cosa sarebbe successo all'ecosistema del lago e alla sua economia se la condotta si fosse rotta in qualche punto?».
SULLA TUTELA e la salvaguardia del lago di Garda l'allarme era del resto già stato lanciato con decisione a luglio proprio dal presidente della comunità Giorgio Passionelli attraverso una lettera al premier. «L'efficienza del sistema di depurazione è vitale per il Garda e per l'intera nazione - aveva scritto Passionelli a Matteo Renzi -: occorrono investimenti urgenti». Un appello rilanciato da Ceresa: «Cosa sono - si chiede - 220 mila euro a fronte di un problema così impellente?». Duecentoventimila euro, da ammortizzare in 6 anni, è l'investimento necessario a posare una nuova linea di collettamento. I progetti peraltro, sono già predisposti da Garda Uno e Ags, l'Azienda Gardesana Servizi. «Una rete più moderna convogliare gli scarichi al riqualificato depuratore di Visano - spiega Ceresa -. Sulla sponda veneta si manterrebbe invece il depuratore di Peschiera che congloberebbe gli scarichi di Desenzano e Sirmione». Così facendo sarebbero finalmente eliminati i rischi ecologici di non tenuta della condotta sublacuale ormai obsoleta che da decenni convoglia da Toscolano a Torri del Benaco i reflui dei comuni altogardesani della sponda bresciana. La tenuta del canale fognario sommerso viene costantemente monitorata con sopralluoghi subacquei ma di fronte ad eventi imprevedibili come un terremoto la prevenzione diventa inefficace.
«Sia chiaro – precisa il segretario generale Ceresa – l'urgenza deriva dal pericolo di rottura delle condotte fognarie, non dallo stato di salute del lago: la qualità delle acque è buona, va detto, lo dimostra anche il recente studio europeo Eulakes nel quale la Comunità del Garda ha svolto il ruolo di capofila tra i comuni gardesani». Si tratta di tre anni di lavoi scanditi da incontri, convegni dedicati al Garda e ad altri tre grandi laghi europei come il Balaton in Ungheria, il Charzykowsie in Polonia e l'austriaco Neusiedl.
«ORA SAPPIAMO - spiega il segretario generale - come intervenire sulle alterazioni trofiche ed ecologiche causate dai cambiamenti climatici, ma soprattutto sappiamo cosa non fare nel medio periodo, limitando ad esempio le cementificazioni». A questo proposito, esattamente un anno fa, i Comuni delle tre sponde hanno sottoscritto un «contratto» del lago per il futuro del bacino benacense. «Un tavolo permanente - spiega Ceresa - che vede gli aderenti impegnati a garantire la qualità delle acque di un bacino che contiene il 40% della risorsa idrica potabile italiana. E sarebbe davvero un peccato se tutti i nostri sforzi per mantenere il lago di Garda a livelli di eccellenza fossero vanificati di colpo dalla bomba ecologica innescata sui fondali».

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