il caso

Tav, appalti «flop»: la super-ferrovia rimane senza rotaie

di Valentino Rodolfi e Alessandro Gatta
L'alta velocità tra Brescia e Verona alle prese con un imprevisto rallentamento. Nessuno vuole la commessa da 66 milioni per binari e traversine. Deserta anche la seconda asta: pesano i rincari di acciaio ed energia
L’estensione dell’area di cantiere per l’alta velocità tra Lonato e Desenzano
L’estensione dell’area di cantiere per l’alta velocità tra Lonato e Desenzano
L’estensione dell’area di cantiere per l’alta velocità tra Lonato e Desenzano
L’estensione dell’area di cantiere per l’alta velocità tra Lonato e Desenzano

A tutto c’è rimedio e anche per questo problema, per forza, un rimedio si troverà. Perché delle rotaie una ferrovia non può proprio fare a meno: binari, traversine, scambiatori, tutto quello che in gergo tecnico si chiama «armamento» e che era l’oggetto dell’ultimo ricco appalto, andato a vuoto, per i cantieri della Tav Brescia Verona, la nuova linea ad alta velocità in costruzione. Asta deserta, per la seconda volta consecutiva: questo l’esito della gara per appaltare la fornitura dell’armamento ferroviario per la Tav, una commessa da oltre 66 milioni di euro che in tempi normali avrebbe fatto gola alle imprese del settore, le stesse che invece questa volta l’hanno snobbata. Ancora. La stessa sorte, asta deserta, aveva avuto il primo tentativo di assegnare lo stesso appalto: oltre 60 milioni di euro per il cosiddetto «armamento» ferroviario, ovvero la fornitura e la posa di rotaie, traversine, ballast, attacchi e deviatoi, la sovrastruttura ferroviaria vera e propria, da Rezzato a Verona Ovest.

Nel dicembre scorso era fallito il primo tentativo, con importo a base d’asta di 60 milioni e 532 mila euro: nessuna offerta era stata presentata, e la crisi dei prezzi per energia e materie prima non era ancora acuta come nelle ultime settimane. La gara è quindi stata ripetuta alzando gli importi, da 60 a 66 milioni e 43 mila euro. Ma il termine per la presentazione delle offerte, che scadeva lo scorso 21 marzo, è stato prima prorogato al 5 aprile (segno di una possibile assenza di offerte) e poi concluso nei giorni scorsi con lo stesso esito: niente.

La comunicazione di Cepav Due, il consorzio Eni per l’alta velocità che sta coordinando la grande opera come general contractor, è essenziale, stringata, quasi laconica: «Al termine ultimo per la presentazione delle offerte, non è stata caricata al portale alcuna domanda di partecipazione alla procedura». Ma se nemmeno alzando l’importo di circa il 10%, da 60 a 66 milioni, si è trovato un fornitore, può voler dire che il problema sia sì congiunturale, ma di incerta soluzione, stanti queste condizioni di mercato, con i prezzi alle stelle per acciaio, energia e materiali da costruzione: segno forse di una diffidenza delle imprese ad accollarsi lavori a importo prefissato, in una situazione di estrema volatilità dei costi.

Una situazione che la guerra in Ucraina ha senz’altro acuito, ma che si era già innescata in precedenza con il bonus 110 e le conseguenti speculazioni sui materiali. Tant’è vero che anche prima della guerra, due mesi fa, Cepav Due aveva visto il «flop» di un altro appalto importante: nessuna offerta era pervenuta per un appalto da 19 milioni e 416 mila euro relativo all’acquisto e all’installazione di barriere antirumore lungo il tracciato da Brescia a Verona, gara in scadenza lo scorso 2 febbraio senza che ci siano state manifestazioni di interesse da parte delle imprese. Il problema è che con queste due gare andate a vuoto si stanno accumulando già due, tre o quattro mesi di ritardo sulla tabella di marcia dei cantieri, che proprio nell’ultimo periodo avevano preso slancio con lavori molto visibili lungo tutto l’asse est ovest del territorio bresciano da Mazzano a Pozzolengo passando per Calcinato, Lonato e Desenzano. 

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