Tav avanti adagio:
cantieri sbloccati
ma «salvo intese»

di Valentino Rodolfi
Grandi opere: dal Decreto «sblocca cantieri», approvato ieri dal Consiglio dei ministri, non arrivano parole definitive sulla Tav Brescia-Verona
Grandi opere: dal Decreto «sblocca cantieri», approvato ieri dal Consiglio dei ministri, non arrivano parole definitive sulla Tav Brescia-Verona
Grandi opere: dal Decreto «sblocca cantieri», approvato ieri dal Consiglio dei ministri, non arrivano parole definitive sulla Tav Brescia-Verona
Grandi opere: dal Decreto «sblocca cantieri», approvato ieri dal Consiglio dei ministri, non arrivano parole definitive sulla Tav Brescia-Verona

Alla fin fine tutta questa annunciata unanimità non c’era: è stato approvato con la ambigua formula «salvo intese», che lascia la porta aperta alle più ampie successive modifiche, il decreto «sblocca cantieri» passato ieri sera in Consiglio dei ministri.

PER I BRESCIANI è rilevante, perchè nel previsto pacchetto di opere pubbliche da allegare al decreto, tra varie norme su appalti, ammortamenti e supercommissari, era stata annunciata anche una svolta sulla Tav Brescia-Verona, con la tratta collegata verso Vicenza e Padova. Quest’ultima è ancora in alto mare, ma è necessaria per dare un «senso compiuto» all’alta velocità bresciana. Che ora resta a sua volta nel limbo, nonostante il capitolo sembrasse ormai concluso favorevolmente. Invece il decreto è stato approvato, pur «salvo intese», senza che la lista di opere prioritarie sia stata ufficialmente resa nota. Quali erano presenti nella lista? E quali assenti? Tav sì o Tav no? Bocche cucite, anche perchè fra Lega e 5 Stelle ieri ha rischiato (ma rischiato è un eufemismo) di saltare il tavolo. Riferiscono da Roma le agenzie di stampa che, proprio per divergenze su quali cantieri «sbloccare», già nel primo pomeriggio il vicepremier Matteo Salvini avesse detto «qui va a finire che non si sblocca niente». Ora lavoreranno le diplomazie dei due partiti di governo, per cercare un accordo che ieri in concreto è mancato.

IN PASSERELLA tra Brescia e Verona, nelle ultime due settimane, esponenti di primo piano del governo e della maggioranza avevano dato ormai per cantierabile la cosiddetta «Tav del Garda». Nell’ordine: il sottosegretario leghista ai trasporti Edoardo Rixi, poi lo stesso ministro Danilo Toninelli («la Tav Brescia Verona sarà resa sostenibile», aveva detto l’11 marzo a Valeggio), il sottosegretario veronese alla pubblica amministrazione Mattia Fantinati, quindi il potente sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alberto Giorgetti della Lega (qui a Brescia la scorsa settimana aveva detto: «La Tav Brescia-Verona deve entrare nello sblocca cantieri»), fino al bresciano Dino Alberti, ex deputato e consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, che l’altro ieri, non senza disappunto, aveva dato per inevitabile l’approvazione definitiva dell’opera da parte del Consiglio dei ministri.

SBLOCCATA o non sbloccata? Formalmente il Decreto sblocca cantieri è stato approvato, impacchettato e infiocchettato. Che cosa ci troveremo dentro è da vedere, appunto, «salvo intese». Attenzione però: in realtà la Tav Brescia-Verona non ha veramente bisogno di essere «sbloccata», in quanto non è mai stata veramente «bloccata», almeno non per il lotto di lavori fra l’interconnessione di Mazzano fino al nodo di Verona ovest, già approvata, finanziata, affidata a un consorzio di imprese e con appalti assegnati. Il progetto definitivo è approvato dal luglio 2017, il progetto esecutivo è quasi pronto, il contratto del primo lotto di lavori con il Consorzio di imprese Cepav Due, che prevede le gallerie da scavare fra Lonato, Desenzano, Peschiera e Sona è già stato firmato dal maggio 2018 per l’importo di un miliardo e 645 milioni più Iva. Ancora in fase di progettazione (e/o da finanziare) c’è la tratta in uscita da Brescia città fino all’interconnessione di Mazzano, quella in ingresso a Verona e la parte verso Vicenza e Padova: un pacchetto che tutto compreso vale 8 miliardi e che richiede, quello sì, se si vorrà realizzarlo, uno «sblocco» non solo di risorse finanziarie, ma anche di processi decisionali. È questo che il fronte «sì Tav» sperava di vedere ieri. Invece non si è chiarito quali opere verranno sbloccate nè da chi, se da una serie di commissari o da un supercommissario unico per tutti i progetti ferroviari da cantierare, appunto, «salvo intese».

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