SUL GARDA

Una strage tra i filari per il tempo «impazzito»

di Alessandro Gatta
Un duro colpo per la viticoltura del Garda: le gelate in aprile sono un fenomeno che da rara eccezione è ormai divenuto la «regola»
Un duro colpo per la viticoltura del Garda: le gelate in aprile sono un fenomeno che da rara eccezione è ormai divenuto la «regola»
Un duro colpo per la viticoltura del Garda: le gelate in aprile sono un fenomeno che da rara eccezione è ormai divenuto la «regola»
Un duro colpo per la viticoltura del Garda: le gelate in aprile sono un fenomeno che da rara eccezione è ormai divenuto la «regola»

«Anche qua il clima sta andando a ramengo. Di gelate in aprile una volta ce n’era una ogni 30 anni: adesso ne abbiamo avute tre in cinque anni». Parola di Attilio Pasini, viticoltore della Valtenesi (titolare della cantina La Torre di Mocasina, Calvagese) come tanti alle prese con i danni della doppia gelata di questa settimana, nelle notti di martedì e mercoledì. Le temperature sono scese fino a 1,5 gradi sottozero nelle zone collinari, mentre si sarebbero salvate le aree più vicine al lago. «Potremmo aver perso tra il 25 e il 30% della produzione - ammette Pasini - con danni pesantissimi a Marzemino e Chardonnay, che erano più avanti nella fase vegetativa. Con il freddo si gelano i germogli: si lessano, anneriscono e cadono. La pianta produrrà poi un secondo germoglio, in gergo il controcchio: ma difficilmente sarà fertile, quindi niente uva». Sane e salve, forse, le varietà più «lente», quindi anche il Groppello, Sangiovese e Rebo, e qualche chilometro più in là anche il Turbiana (da cui si produce il Lugana). «Mio padre mi raccontava di una gelata pesante nel 1954 - dice ancora Pasini - poi ne ho vista una io nel 1992, poi tre di fila negli ultimi cinque anni». La peggiore fu quella del 2017: anche allora un paio di notti sottozero, ma nella seconda metà di aprile quando i germogli, e di quasi tutte le varietà, erano fuori di 30 cm (in media vennero «lessati» i tre quarti dell’uva). «Faremo i conti solo tra qualche giorno - commenta Cristina Inganni della cantina Cantrina, Bedizzole - ma ad oggi potremmo aver perso già il 30%. Soprattutto Chardonnay, ma siamo preoccupati anche per il Pinot nero, un’uva molto fragile. Cerchiamo di essere ottimisti: quello che rimane sulla pianta, sarà di grande qualità». «I danni ci sono stati, ma li dobbiamo ancora quantificare - dice Stefano Pietta della cantina Pietta di Muscoline - in particolare a Chardonnay, Marzemino e un po’ di Barbera. Ha resistito il Groppello, sembrano salvi Cabernet e Riesling. È andata male perché oltre al freddo ha anche mezzo nevicato». Si tratta del fenomeno del «graupel», come spiega il Centro meteorologico lombardo, noto anche come «neve tonda»: è un’idrometeora composta da piccole sferette di ghiaccio opaco, metà neve e metà grandine. A proposito, dice Pietta: «Speriamo che il meteo sia favorevole nei prossimi mesi: negli ultimi 2 anni in estate ha grandinato 5 volte». Gelate in primavera, grandine e vento fortissimo in estate, sempre più spesso: il clima è cambiato, anche sul Garda. Provocando danni a volte irreversibili alle pregiate coltivazioni autoctone: non solo alle vigne, ma anche agli ulivi. •.

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