Uto Ughi e Gargnano festeggiano le nozze d’oro con un nuovo concerto

di L.SCA.
Uto Ughi è ormai di casa nella cittadina dell’alto Garda
Uto Ughi è ormai di casa nella cittadina dell’alto Garda
Uto Ughi è ormai di casa nella cittadina dell’alto Garda
Uto Ughi è ormai di casa nella cittadina dell’alto Garda

A volte ritornano. In verità più che un ritorno quello del maestro Uto Ughi e Gargnano è una tradizione consolidata. SARÀ COSÌ anche stavolta, venerdì 27 settembre alle 21 nella chiesa di San Francesco in un concerto straordinario a ingresso gratuito organizzato dall’ex sindaco Gianfranco Scarpetta per celebrare, accompagnato al pianoforte da Alessandro Specchi e le musiche di Beethoven, Paganini, Saint-Saëns e Vitali, il cinquantesimo anniversario del suo primo concerto svolto a Gargnano. «Ricordo ancora quando andai a suonare il campanello da Uto Ughi - ricorda Gianfranco Scarpetta – Era nel luglio del 1969 ed ero presidente della Pro Loco. Mi dissero che da noi a San Giacomo abitava un giovane bravo a suonare il violino. Non avevamo soldi ma lui accettò subito comunque a patto che gli procurassi uno che lo accompagnasse col piano. Dieci minuti dopo in Vespa ero già a Toscolano a bussare alla porta di Gerardo Chimini: Accompagneresti con il pianoforte il violinista Uto Ughi? gli chiesi. Pensava fosse una battuta e rispose dicendo che sarebbe andato a piedi anche a Roma se fosse stato possibile: invece è bastato salire in moto per avverare il desiderio». NACQUE COSÌ così dal nulla, nel settembre di cinquant’anni fa, il primo concerto del celebre violinista a Gargnano, paese nel quale il maestro si sente a casa. «Un posto che io prediligo da sempre – disse il maestro Uto Ughi - e che trovo tra i più belli» Proprio grazie all’amicizia di antica data con Gianfranco Scarpetta è stato possibile coronare un altro straordinario appuntamento con la musica a Gargnano, nel luogo scelto dal maestro come buen retiro tra un impegno musicale e l’altro. Il rapporto tra i due si è consolidato, ma una volta rischiò di concludersi molto male: “Al termine di un concerto gargnanese – ricorda sempre Scarpetta - volendo fare due passi dopo un concerto, il maestro mi affidò in custodia il suo prezioso Stradivari (il »Kreutzer« del 1701). Non sapendo dove nasconderlo, lo misi nel forno a microonde del mio locale senza avvisare la barista».

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