Zanardini tre anni dopo La ferita è ancora aperta

di Luciano Scarpetta
Il tragico incidente che è costato la vita all’agente Zanardini, colpito mortalmente da un masso alla passerella di Covoli nel giugno del 2018
Il tragico incidente che è costato la vita all’agente Zanardini, colpito mortalmente da un masso alla passerella di Covoli nel giugno del 2018
Il tragico incidente che è costato la vita all’agente Zanardini, colpito mortalmente da un masso alla passerella di Covoli nel giugno del 2018
Il tragico incidente che è costato la vita all’agente Zanardini, colpito mortalmente da un masso alla passerella di Covoli nel giugno del 2018

A tre anni dai tragici fatti, Toscolano Maderno ancora soffre e si divide sulla scomparsa del vice comandante della Polizia locale Gino Zanardini: era il 12 giugno 2018 quando l’agente venne colpito al capo da un masso durante un sopralluogo in valle delle Cartiere, alla passerella di Covoli, ma solo un paio di mesi fa si sono concluse le indagini preliminari. Nel registro degli indagati, con l’accusa di cooperazione in omicidio colposo, sono iscritti il sindaco Delia Castellini, il responsabile dell’Ufficio tecnico comunale, Mauro Peruzzi, il progettista e direttore dei lavori alla passerella Covoli, Giovanni Marchetti, il collaudatore Sandro Fortini e Dario Melotti, il titolare dell’impresa «affidataria ed esecutrice» dei lavori di ripristino. Tra i destinatari dell’avviso di chiusura indagini anche l’allora comandante della Polizia locale, Alessandro Costa. Sulla vicenda, nel terzo anniversario della disgrazia, il sindaco Delia Castellini ha postato sul suo profilo Facebook una lettera aperta ai cittadini di Toscolano Maderno: «Già due mesi fa con un comunicato ufficiale - scrive il sindaco - avevo spiegato con la massima trasparenza, la posizione dell’Amministrazione in ordine all’accaduto e di come l’iscrizione nel registro degli indagati, non solo mia, ma anche di altri dipendenti del Comune, ci avesse colto di sorpresa, rimanendo comunque sicuri che, dinanzi alle sedi giurisdizionali, sarà acclarata la mancanza di qualsivoglia responsabilità. Un’iscrizione nel registro degli indagati o la conclusione delle indagini non è sinonimo di responsabilità», sottolinea Delia Castellini. Prendendo come esempio l’iscrizione nel registro degli indagati del sindaco di Crema per un bimbo che si era schiacciato un dito all’asilo, Castellini evidenzia come i sindaci, in generale, siano gravati da un carico sproporzionato di responsabilità anche penali, tema sul quale «si è acceso un importante dibattito pubblico». Sull’inchiesta che la riguarda, Castellini conclude: «Con trasparenza e lealtà darò il mio contributo nelle sedi opportune, non in consiglio comunale né sui social e né su manifesti. Continuerò a lavorare per la mia Comunità con la volontà di essere utile come ho fatto finora». Sulla questione aveva infatti preso posizione il gruppo civico Centro Comune. Con alcuni manifesti, aveva affermato che il sindaco per «trasparenza politica avrebbe dovuto riferire in Consiglio comunale», e accusato i gruppi di minoranza di aver «fatto finta che non sia successo nulla». •.

Suggerimenti