Alveari decimati, gli apicoltori puntano il dito sui responsabili

di Massimiliano Magli
Uno degli sciami di api sopravvissuto alla moria che ha investito gli alveari di Roccafranca
Uno degli sciami di api sopravvissuto alla moria che ha investito gli alveari di Roccafranca
Uno degli sciami di api sopravvissuto alla moria che ha investito gli alveari di Roccafranca
Uno degli sciami di api sopravvissuto alla moria che ha investito gli alveari di Roccafranca

Apicoltori infuriati a Roccafranca per la moria di impollinatrici causata - a loro modo di vedere - dall’impatto dei trattamenti chimici legati al mondo dell’agricoltura. E da questa indignazione nasce anche un comitato popolare. Alcuni appassionati della categoria, nonché amanti dell’ambiente hanno chiesto un intervento rapido del Comune e delle forze dell’ordine «affinché siano avviati seri controlli sugli spandimenti di liquami nel territorio, sull’utilizzo selvaggio di diserbanti come pure – ha spiegato Paolo Conti, uno dei portavoce del gruppo - sul taglio continuo di alberi ed essenze floreali sulle ripe dei campi». Ma nel mirino del comitato c’è anche la Regione: «Non vediamo interventi seri per evitare che la nostra campagna si trasformi in una camera a gas, mancano norme essenziali, ma anche la volontà, per salvare un ecosistema – continua Conti -. Ormai non abbiamo più erba medica e trifoglio se non di quelli tagliati ancora acerbi con la scusa della legnosità del gambo. Risultato? Le api sono ormai un sogno da poter allevare. A stento riesco a tenere alcune arnie grazie ai miei alberi da frutto». Sulla vicenda è intervenuto il sindaco Marco Franzelli che si è detto «preoccupato della situazione e vicino all’apicoltura come pure a un’agricoltura sostenibile, avendo conosciuto da vicino anche le morie di api avvenute nei mesi scorsi nella Bassa». Il comitato che vuole essere anzitutto ambientalista, punta il dito contro «l’abuso della monocoltura da mais, idrovora e ormai industrializzata, nonché finalizzata a produzione di biogas e ben lontana dalle tavole dei bresciani». A Roccafranca non è un caso che da alcuni anni si svolga la sagra del Quarantì, voluta fortemente proprio dal sindaco Franzelli per valorizzare la tradizione di un mais non transgenico e finalizzato all’alimentazione. Il primo cittadino si è detto disposto a promuovere una collaborazione con gli ambientalisti e gli apicoltori nonché con gli agricoltori «finalizzata ad aumentare anche le aree a erba medica e trifoglio, soprattutto in quei punti scoscesi o poco coltivabili dove la presenza di fioriture consentirebbe nutrimento alle api. Va tenuto presente che l’agricoltura percepisce anche la Pac che potrebbe essere proprio uno stimolo a rinunciare alle aree meno produttive». La mobilitazione potrebbe allargarsi al resto della provincia dove gli apicoltori stanno pagando un dazio pesantissimo a certe pratiche agricole, ma anche ai diserbanti utilizzati in modo «garibaldino» dai Comuni del comprensorio. •.

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