Case all’asta a Brescia. La crisi alimenta il boom

Nel secondo semestre 2020 è cresciuto il monte di immobili finiti all’asta
Nel secondo semestre 2020 è cresciuto il monte di immobili finiti all’asta
Nel secondo semestre 2020 è cresciuto il monte di immobili finiti all’asta
Nel secondo semestre 2020 è cresciuto il monte di immobili finiti all’asta

•• Dopo la «caduta libera» registrata nel primo semestre del 2020, da luglio a dicembre il numero delle case all’asta in Italia è aumentato del 63,5%. Le procedure rilevate a fine anno sono 15.146, a fronte delle 9.262 dei primi sei mesi. La stima del valore finanziario delle transazioni rilevate nel secondo semestre 2020 è di circa 1,5 miliardi, di cui, tolte le spese per le procedure, circa 1,4 miliardi destinati alle banche. È quanto emerge dal report sulle aste immobiliari del Centro Studi Sogeea, presentato ieri in Senato. «É un Paese avvitato su se stesso, che fatica tremendamente a mettersi alle spalle la lunga congiuntura negativa della pandemia - spiega Sandro Simoncini, direttore scientifico di Sogeea -. Si può contestualmente ipotizzare che in tutta Italia le persone che si trovano in difficoltà economico-finanziaria stiano drasticamente aumentando, anche se gli istituti di credito sono diventati meno aggressivi nei confronti di chi è in sofferenza, consapevoli che il valore degli immobili è drasticamente calato negli ultimi anni e, di conseguenza, un’asta non le farebbe comunque rientrare dei capitali erogati». Poco più di un settimo degli immobili oggetto dello studio, pari a 2.100 unità, è localizzato in Lombardia. Bergamo è la provincia con il maggior numero di immobili all’asta, 508, seguito da Pavia con 364. In provincia di Brescia le case all’asta nel secondo semestre 2020 sono state 292, pari all’1,93% del totale nazionale e al 13,9% della regione. Nel primo semestre del 2020 erano state 198. Ben 218 immobili rientrano nella fascia più bassa, del valore fino a 100 mila euro, cui vanno aggiunte le 48 case valutate tra 100 e 200 mila euro. Un dato uniforme a livello nazionale, che dimostra come sia sempre la fascia di reddito medio-bassa a pagare il tributo più rilevante alla crisi. «Poco più di un anno fa non immaginavamo nemmeno lontanamente come da lì a breve sarebbe cambiato il mondo - sottolinea Simoncini -. Le famiglie si sono trovate improvvisamente ad affrontare una delle sfide più difficili e inimmaginabili, con la necessità di ripensare una propria vita per cercare di sopravvivere alla nuova e più ampia visione di futuro. Gli effetti della recente pandemia e della pregressa stagnazione economica risultano sempre più devastanti. Cresce il numero di piccoli imprenditori, artigiani e commercianti che, in questo drammatico periodo, per fare fronte agli impegni aziendali intaccano il patrimonio personale più prezioso: la propria casa». Anche il numero delle strutture turistico-ricettive all’asta in Italia è aumentato del 7% in sei mesi: le procedure in corso che riguardano alberghi, bed & breakfast, motel e villaggi sono infatti 128, a fronte delle 120 rilevate all’inizio di luglio 2020. La Lombardia conta 11 strutture all’asta. Così come nel comparto residenziale, a pagare dazio sono le realtà imprenditoriali di dimensioni contenute: il 55% dei complessi turistico-ricettivi finiti all’asta ha un prezzo inferiore al milione. •.

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