Castella atto terzo «La Provincia tagli i ponti con Garda Uno»

di C.REB.
Francesco Venturini del Codisa
Francesco Venturini del Codisa
Francesco Venturini del Codisa
Francesco Venturini del Codisa

La terza richiesta di Garda Uno di aprire una discarica a Rezzato, al confine con Buffalora e Castenedolo, «va immediatamente bocciata dalla Provincia, senza nemmeno passare dalla Valutazione di impatto ambientale». Lo chiede il Codisa - Comitato difesa salute e ambiente -, che invita i Comuni di Rezzato, Brescia, Castenedolo, Borgosatollo e Mazzano «ad unirsi a noi per contrastare questo ulteriore atto di sfregio verso il territorio e le comunità». E, nel caso Garda Uno non ritirasse la richiesta, «che il Broletto esca dall’assetto societario della utility di Padenghe, di cui detiene il 9,76% delle quote». «Non c’è due senza tre - sottolinea il portavoce del Comitato, Francesco Venturini -: il progetto presentato dal presidente Mario Bocchio è l’esatta fotocopia della Castella 2, sia per la dislocazione, nell’Ate25, sia per volumi e tipologia di rifiuti. L’operazione è stata bocciata dal Consiglio di Stato perché «localizzato in un territorio già gravemente pregiudicato a livello ambientale e sottoposto a fattori di rischio e di pressione fortemente impattanti». La nuova richiesta «è un insulto alla comunità, un dispendio di denaro e risorse pubbliche per seguire un nuovo e inutile iter, ma soprattutto un atto di disprezzo verso una sentenza che non lascia spazio a nuove discariche in quel territorio - sottolinea Venturini -. Garda Uno si deve rendere conto che ha sbagliato ad insistere su questa localizzazione. Dopo il diniego della Regione e la prima bocciatura del Tar di Castella 1, al posto di azzardare acquistando il terreno e presentare il secondo progetto, affossato dai giudici amministrativi, doveva cercare altri luoghi, magari nel suo bacino di utenza, o abbandonarlo». «Sembra piuttosto - scrive il Codisa - un tentativo per non appesantire il già “affaticato” bilancio, ed evitare di dover rendere evidente lo squilibrio finanziario generato dal fallimento dei due precedenti tentativi». Questa iniziativa «va di pari passo con l’arrogante “invenzione“ del mega risarcimento di 17 milioni di euro chiesti al Comune di Rezzato per non avere osservato un pre-accordo del 2007 sulla discarica Castella, il cui iter venne poi annullato nel 2008 - spiega Venturini -. Crediamo che operazioni di questo tipo vìolino lo spirito di un’utility visto che per attuarle si mina la salute pubblica e l’ambiente». •

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