LAVORO

Crisi Auchan, sciopero contro i licenziamenti

di Magda Biglia
Presidi di protesta a Roncadelle, Mazzano e Concesio Il sindacato parla di un'adesione dell'80 per cento Il 12 maggio a Roma un incontro sulla mobilità
Il presidio dei lavoratori ieri mattina davanti all'Auchan di Roncadelle FOTOLIVE/Filippo Venezia-Fabrizio Cattina
Il presidio dei lavoratori ieri mattina davanti all'Auchan di Roncadelle FOTOLIVE/Filippo Venezia-Fabrizio Cattina
Il presidio dei lavoratori ieri mattina davanti all'Auchan di Roncadelle FOTOLIVE/Filippo Venezia-Fabrizio Cattina
Il presidio dei lavoratori ieri mattina davanti all'Auchan di Roncadelle FOTOLIVE/Filippo Venezia-Fabrizio Cattina

Roncadelle, Mazzano, Concesio. Tre centri commerciali Auchan per un totale di 700 addetti da ieri mattina in lotta nell'ambito della vertenza nazionale per protestare contro l'annuncio della messa in mobilità di 1.426 lavoratori in Italia, 400 in Lombardia e almeno 52 a Roncadelle su un totale di 296. Mazzano invece è già al secondo anno del contratto di solidarietà che scadrà a dicembre, mentre a Concesio è stato sottoscritto alla fine dell'anno scorso un accordo di mobilità volontaria che ha fatto uscire venti persone mentre trenta sono andate in pensione senza turn over.
«DA QUATTRO ANNI Auchan Italia è in difficoltà. Si sommano gli effetti della crisi generale ma anche evidenti responsabilità aziendali, scelte sbagliate i cui costi si riversano sui dipendenti e non sulla dirigenza» affermano Alberto Pluda di Fisascat-Cisl, Giuseppe Leone di Filcams-Cgil, Roberto Maestrelli di Uiltucs-Uil nel piazzale dell'Auchan di Roncadelle ieri mattina a fianco dei dipendenti in lotta. A Roncadelle, lamentavano i rappresentanti sindacali, sembrava che fosse previsto un rilancio nel 2007, con i progetti per un ampliamento già negli uffici comunali, poi gli investimenti sono stati bloccati, e si preferito un restyling. Le Rsu insieme a Cgil, Cisl e Uil del settore hanno presidiato gli ingressi ai negozi nei tre Comuni, stimando l'adesione allo sciopero attorno all'80 per cento.
Una protesta che ha raccolto anche l'appoggio di alcuni clienti che, sapute le motivazioni della mobilitazione hanno girato i tacchi e se sono andati facendo così quindi anche lo sciopero della spesa.
«La mobilità è anticamera del licenziamento, inutile giraci intorno; si abbatterà su molte donne che vedranno rompersi un patto di fiducia e di appartenenza costruito in anni e anni» teme Maria Mancino rappresentante eletta che chiede l'appoggio di tutti, istituzioni e cittadini. E già il consigliere regionale Fabio Rolfi ha portato la vicenda all'attenzione della Regione mentre è in programma un'audizione al Senato a livello nazionale. Il 12 di maggio una delegazione bresciana parteciperà a Roma a un incontro sulla mobilità. Una lettera è stata spedita ai sindaci di Roncadelle, Mazzano e Concesio, alla Provincia, alla Questura, alla Prefettura perché sia aperto una tavolo sulla vicenda Auchan. Il sindaco di Roncadelle Michele Orlando ieri si è presentato al presidio, ha parlato a lungo con i manifestanti e ha già fatto formale promessa di convocare un tavolo con i sindacati, con Auchan, Ristò Vera e la proprietà del Centro commerciale che conta 84 negozi: «Sarà l'occasione per parlare delle prospettive dell'intera zona che parte da Castegnato (la crisi del Mercatone, ndr), è il commento di parte sindacale.
Non solo esuberi: la multinazionale francese vuole disdire unilateralmente da luglio il secondo livello di contrattazione, mantenendo solo quello centrale e pretende accordi in deroga, per esempio sull'eliminazione della quattordicesima, sul blocco degli scatti, sul demansionamento degli addetti vendita. E non è un caso, secondo Cgil, Cisl, Uil, che 469 dei 1426 in pericolo siano cassiere, figura sostituibile dalle macchine. L'integrativo non più applicato, si è calcolato, farebbe perdere 100-150 euro in busta paga. Le «pretese» vengono ritenute pericolose «perché - come spiega Pluda - Auchan, dalla lunga storia sindacale, è capofila di Federdistribuzione, uscita con Esselunga e Carrefour da Confcommercio di cui non riconosce il contratto firmato, e il suo atteggiamento potrebbe fare scuola in un momento in cui il commercio è in ginocchio. Ma il personale espulso dove potrà finire, visto lo stato di salute dell'economia bresciana nel suo complesso?». «C'è un'emergenza terziario in provincia di Brescia, lo dimostrano le tante crisi in giro, occorre affrontare a fondo la questione» aggiunge Giuseppe Leone. «Va fatto dalle istituzioni un ragionamento su chiusure e aperture ritenute appetibili dagli enti locali per il ritorno economico, ma dentro una jungla che viene pagata dalle maestranze» rincara Maestrelli.
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