Discarica Castella.
Il Consiglio di
Stato boccia l’impianto

di Cinzia Reboni
Una delle tante manifestazioni contro l’apertura della discarica nella cava Castella in territorio di Rezzato
Una delle tante manifestazioni contro l’apertura della discarica nella cava Castella in territorio di Rezzato
Una delle tante manifestazioni contro l’apertura della discarica nella cava Castella in territorio di Rezzato
Una delle tante manifestazioni contro l’apertura della discarica nella cava Castella in territorio di Rezzato

Il Consiglio di Stato dissolve l’«incubo» della discarica Castella 2. Il massimo grado della giustizia amministrativa ha annullato la sentenza del Tar che a giugno 2019 aveva respinto il ricorso contro il via libera all’impianto di smaltimento rifiuti incastonato tra Buffalora e Rezzato. Il pronunciamento fa diventare carta straccia anche l’autorizzazione concessa dalla Provincia, che viene tra l’altro bacchettata dai giudici per la «carente istruttoria nella valutazione». Al netto della soddisfazione di Codisa, dei Comuni di Rezzato, Castenedolo, Mazzano, Borgosatollo e Brescia, di Legambiente e cittadini di Buffalora che avevano impugnato il verdetto del Tar, le motivazioni del Consiglio di Stato pongono una pietra tombale sul progetto. «SIAMO DI FRONTE - si legge nella sentenza - ad una palese mancata ponderazione degli effetti della discarica di rifiuti non pericolosi rispetto ad un contesto territoriale già gravemente pregiudicato a livello ambientale e sottoposto a fattori di rischio e di pressione fortemente impattanti». Il giudizio positivo di compatibilità ambientale, sotto questo profilo, «appare lacunoso - prosegue il Consiglio di Stato - e non adeguatamente rispettoso delle cautele che il principio generale di precauzione esige quando si tratta di realizzare impianti in aree già degradate e stressate da fattori di pressione che, combinati insieme, moltiplicano l’effetto di rischio di ciascuno singolarmente considerato». Il riferimento è alla collocazione di un impianto destinato a smaltire 905 mila metri cubi di rifiuti, pari a 470 tonnellate al giorno per 250 giorni all'anno, in uno spazio già compromeso da attività ad alto impatto ambientale, bitumifici attivi o dismessi, ed esposta all’inquinamento prodotto dai veicoli in transito sulla A4 e lungo la tangenziale. Una discarica «incompatibile», secondo i giudici, perchè troppo vicina a case e cascine, al centro ricreativo Spiaggia 91 molto frequentato dai bambini e disabili, a soli 700 metri di distanza dal villaggio Buffalora e a meno di 3 chilometri dai centri abitati di Rezzato e Castenedolo. Inoltre, a circa un chilometro dal confine dell’area interessata dal progetto, ci sono tre centri sensibili: la scuola materna Bonomelli, l’elementare Bellini e la media Tovini. «Notizia straordinariamente positiva - commenta il sindaco di Rezzato Giovanni Ventura - specie in considerazione delle motivazioni espresse dai giudici che impediranno anche in futuro insediamenti analoghi». «I giudici hanno valutato con attenzione le nostre motivazioni, che sono sempre andate in un’unica direzione: salvaguardare l’ambiente e la salute dei cittadini - sottolinea Fabio Capra, assessore alle Risorse del Comune di Brescia -. Per più di due anni Buffalora si è mobilitata, non ha mai mollato la presa e non ha mai perso le speranze. Se l’azienda decidesse con ostinazione di perseguire nel suo obiettivo, cadrebbe sotto i vincoli del nuovo fattore di pressione e dovrebbe dimostrare che la discarica è un ’arricchimento ambientale’» • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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