I bimbi di Betlemme
non resteranno soli
grazie a Bresciaoggi

di Cinzia Reboni
Andrea Pertile direttore  di Publiadige di Brescia consegna l’assegno all’associazione Mami VoiceSuor Lucia Corradin riceve l’apparecchiatura Mami Voice finanziata dall’iniziativa del Gruppo Athesis
Andrea Pertile direttore di Publiadige di Brescia consegna l’assegno all’associazione Mami VoiceSuor Lucia Corradin riceve l’apparecchiatura Mami Voice finanziata dall’iniziativa del Gruppo Athesis
Andrea Pertile direttore  di Publiadige di Brescia consegna l’assegno all’associazione Mami VoiceSuor Lucia Corradin riceve l’apparecchiatura Mami Voice finanziata dall’iniziativa del Gruppo Athesis
Andrea Pertile direttore di Publiadige di Brescia consegna l’assegno all’associazione Mami VoiceSuor Lucia Corradin riceve l’apparecchiatura Mami Voice finanziata dall’iniziativa del Gruppo Athesis

Il cuore dei bresciani sa battere all’unisono quando si tratta di fare del bene. E i suoi palpiti viaggiano veloci, fino ad arrivare molto lontano. Nei giorni scorsi è volato fino a ridosso del muro che separa Israele dai territori palestinesi, a una manciata di metri dal luogo in cui nacque Gesù. È lì, al Caritas Baby Hospital di Betlemme, che la generosità di tante persone e aziende si è trasformata in un piccolo grande gesto di amore. Grazie all’iniziativa V.V.B. promossa a novembre dal Gruppo editoriale Athesis, di cui Bresciaoggi fa parte, e al contributo degli inserzionisti pubblicitari e dei lettori, all’ospedale dei bambini di Betlemme è stato donato un apparecchio Mami Voice, un innovativo sistema che contribuisce a riprodurre le condizioni intrauterine, aiutando a ridurre la distanza e dando la possibilità ai prematuri ricoverati in terapia intensiva di sentire la voce della mamma anche nella termoculla. «AL CARITAS BABY Hospital ne avevano già uno in dotazione - spiega Alfredo Bigogno, presidente dell’associazione Mami Voice -, ma recentemente da suor Lucia, responsabile della qualità della struttura, ci era arrivata la richiesta, anzi la speranza, di poterne ricevere un altro per soddisfare le esigenze di tutti i piccoli ricoverati. Grazie a Bresciaoggi questo sogno è diventato realtà». Il 90% dei bambini ricoverati in ospedale a Betlemme sono palestinesi. «La situazione è molto particolare - ammette Bigogno -: al di là dei problemi politici che impediscono la massima libertà di movimento, e che spesso non permettono ai genitori si stare accanto ai propri bambini ricoverati, non è raro che i genitori abitino lontano. Le madri inoltre devono spesso prendersi cura della famiglia e di una prole numerosa. Il che non consente di assistere quotidianamente il piccolo ricoverato nell’incubatrice di un ospedale. Ecco perché - spiega Bigogno - in questa parte di mondo un apparecchio Mami Voice può cambiare la vita». L’emozione di suor Lucia si legge nelle righe che ha voluto inviarci per ringraziare tutti i bresciani che hanno contribuito alla donazione di Mami Voice. «La Provvidenza ha il cuore, la mente, le mani, il volto della gente comune - scrive la religiosa -, dei donatori che ci dicono la loro solidarietà portandoci le loro offerte, solidarietà che rende possibile il prosieguo delle cure mediche ai piccoli palestinesi che ogni giorno si rivolgono a noi. Grazie di cuore per aver pensato a noi, per la vostra grande generosità nell’averci fatto il dono più bello». Suor Lucia Corradin lavora al Caritas Baby Hospital da 17 anni. Ha abbracciato la vita religiosa a 26 anni ed è diventata suora, nella congregazione delle Francescane Elisabettine, nel 1998. Il 24 ottobre del 2002 è approdata in Palestina, per sostituire una consorella responsabile del reparto dei prematuri. Infermiera, dopo un’esperienza con i malati di Aids, è passata ad occuparsi dei bimbi. L’avventura in Terra Santa è continuata ed oggi suor Lucia è l’«anima» di questa struttura, che è l’unico ospedale pediatrico di tutta la Cisgiordania e di Gaza. «ERO CONTENTA DI VENIRE in Terra Santa. Un po’ in apprensione, sapendo della situazione instabile dal punto di vista politico e sociale: mi domandavo se ce l’avrei fatta - svela -. Incontrare la morte è stato traumatico, non lo nego. Ho visto bimbi andarsene in modo assurdo, perché le ambulanze erano tenute ferme ai posti di blocco. Non c’era nessuna attenzione per la persona malata. Vedere queste cose è stata un’esperienza che ha inciso sulla mia vita. Ma la speranza è di non lasciarsi calpestare, sottomettere a queste situazioni di ingiustizia, contraddizione, difficoltà». Suor Lucia ha capito che dalla sofferenza si può imparare molto. «Accade ogni volta che incontri situazioni di fragilità, come davanti a un bambino nato prematuro, che non sai se ce la farà e poi torna, dopo anni, a ringraziarti». •

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