Il centro massaggi cinese era un circolo a luci rosse

Il centro massaggi nascondeva un giro di prostituzione scoperto un mese fa dai carabinieri di Ospitaletto. Ora è scattato il sequestro della struttura
Il centro massaggi nascondeva un giro di prostituzione scoperto un mese fa dai carabinieri di Ospitaletto. Ora è scattato il sequestro della struttura
Il centro massaggi nascondeva un giro di prostituzione scoperto un mese fa dai carabinieri di Ospitaletto. Ora è scattato il sequestro della struttura
Il centro massaggi nascondeva un giro di prostituzione scoperto un mese fa dai carabinieri di Ospitaletto. Ora è scattato il sequestro della struttura

L’emergenza pandemia li aveva costretti ad offrire prestazioni sessuali a tariffe calmierate, e forse anche per questo la domanda di incontri hard aveva subìto un’impennata a dispetto del rischio di contagio. Ma proprio l’incessante «sciamare» di clienti attorno al centro massaggi aperto a intermittenza a causa delle altalenanti disposizioni dei decreti, ha attirato l’attenzione dei carabinieri della stazione di Ospitaletto.

L’indagine avviata nei mesi scorsi e scandita da appostamenti ed esplorazione dei canali social è arrivata all’epilogo un mese fa. L’altro ieri è scattato il sequestro del centro benessere che nascondeva un fiorente giro di prostituzione. A poche ore dall’8 Marzo, dall’hinterland spunta l’ennesima storia di sfruttamento delle donne. A gestire l’attività di sesso a pagamento erano due giovani cinesi con la complicità di due connazionali.

Tutti e quattro gli immigrati, di età compresa tra i 29 e i 49 anni, sono stati denunciati a vario titolo per sfruttamento della prostituzione. L’attività di massaggi orientali che ospitava la casa delle trasgressioni era intestata a una 31enne cinese. Gli altri tre indagati complici avevano messo in piedi una struttura collaudata che si occupava di reclutare le prostitute, mantenerle e riscuoterne gli incassi.

Gli accertamenti hanno consentito di appurare che molte giovanissime ragazze costrette ad avere rapporti intimi con i clienti erano rimaste senza un lavoro regolare a causa della pandemia. Facendo leva sul loro stato di indigenza e bisogno, i presunti sfruttatori erano riusciti a convincerle a prostituirsi. Stando ai riscontri dell’inchiestai alle ragazze veniva riconosciuto il 30 % del corrispettivo incassato per i loro servizi sessuali.

Raramente il cliente chiedeva un rapporto completo, ma si limitava a richiedere altre prestazioni il cui prezzo andava dai 30 ai 50 euro. I clienti si fingevano interessati ai massaggi, ma in realtà tutti sapevano che nel centro benessere esercitavano delle prostitute. Se la persona che si presentava alla porta dell’attività - aperta al pianterreno di un complesso residenziale in via San Bernardo, angolo via Ghidoni - non era conosciuto, gli veniva proposto un massaggio rilassante.

L’atmosfera, al netto della musica orientale trasmessa in filodiffusione, al profumo degli incensi e alle luci soffuse, lasciava poco spazio all’immaginazione. Le prostitute spacciate per esperte del massaggio erano inguainate in abiti inguinali acrilici. Tutte le persone che accedevano al box venivano scrutate dalla titolare attraverso uno stretto spiraglio posto nell’atrio. Le indagini sono ancora in corso per fare luce sulla rete incaricata di reperire le prostitute: qualcuna, forse per paura o pudore, ha sostenuto di non essere stata costretta, ma di aver scelto di offrire prestazioni sessuali a pagamento. •.

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