LA SPEDIZIONE SCIENTIFICA

Il paradiso sulla terra è un noceto sconfinato piantato da Maometto

di Simona Duci
La ricerca della mela di 60 milioni di anni fa sta dando risultatiLa spedizione è entrata nella riserva Arsalanbob dove si trovano le piante da frutto più antiche e pregiate
La ricerca della mela di 60 milioni di anni fa sta dando risultatiLa spedizione è entrata nella riserva Arsalanbob dove si trovano le piante da frutto più antiche e pregiate
La ricerca della mela di 60 milioni di anni fa sta dando risultatiLa spedizione è entrata nella riserva Arsalanbob dove si trovano le piante da frutto più antiche e pregiate
La ricerca della mela di 60 milioni di anni fa sta dando risultatiLa spedizione è entrata nella riserva Arsalanbob dove si trovano le piante da frutto più antiche e pregiate

Le auto si diradano, spariscono le case, appaiono prati a perdita d’occhio e colline che sembrano di velluto, sormontate sullo sfondo da montagne innevate. Da una vallata all’altra il panorama kirghiso cambia radicalmente. Sono passati dieci giorni dalla partenza della spedizione scientifica sulle tracce della mela più antica del mondo. Gli esploratori di Ome sono ancora in viaggio, tra pendii rocciosi, e ambienti lunari che improvvisamente vengono sostituiti da immensi frutteti naturali. Attraversando tornanti e strade quasi impraticabili la spedizione scientifica si è trovata in questi giorni calpestare i sentieri della riserva di Arsalanbob. Dopo 9 ore di viaggio l’arrivo è ai piedi di un noceto di 11 mila ettari, che secondo la leggenda è stato piantato da un uomo al quale Maometto aveva dato il compito di cercare il paradiso in terra. Prima di lui nella vallata non c’era nemmeno un albero. Guidati dal forestale responsabile della riserva che mani in tasca e mocassini ai piedi si è inerpicato su sentieri aspri come se passeggiasse in centro a Brescia, gli esploratori hanno raggiunto il bosco rigoglioso. L’arrivo nel nuovo Eden è stato consacrato dall’incontro con un crataegus pontica. Esemplare in via di estinzione secondo la Red List di Iucn e l’Università di Bischkek che a tal proposito ha chiesto aiuto al curatore degli Orti botanico di Ome per poterla reintrodurre e salvaguardare.

«Difficile capire la causa della diminuzione degli esemplari – ha spiegato il professor Antonio De Matola -certo è che il suo seme ha un tegumento particolarmente duro e seminarlo richiede prima una scarificazione e poi la corrosione con acido solforico. Troverò una volta a casa il giusto procedimento in modo che dopo la semina non si logori durante i rigori dell’inverno e poi lo insegnerò ai kirghisi che me l’hanno chiesto». Tra le fila delle meraviglie anche un Larix Sibirica scoperto tra la vegetazione per la benevolenza degli dei che pare stiano sorvegliando la spedizione scientifica fin dall’inizio. «Nativo della Russia orientale – spiega De Matola – non mi spiego cosa ci faccia qui. A 1700 metri di altitudine, un unico esemplare trovato sul territorio dopo giorni di cammino nelle foreste. Nemmeno gli studiosi del posto sanno il perchè della sua presenza». Tra l’immensità della natura incontaminata, ancora mancante di quel turismo nocivo che piega la natura ad ogni passo, sono tanti anche gli appuntamenti con la gente del posto che ad ogni costo vuole salutare il gruppo di occidentali arrivato in paese. L’aria trasuda di propaganda russa in entrambi i luoghi. Anche i colori lo ricordano e l’architettura delle strutture. In Kirghizistan infondo il 75%della popolazione parla russo. Sono molti anche i musulmani. Quindi nel bel mezzo di questi villaggi poverissimi, dove si vive come nella padania del 1800, senza bagni e elettrodomestici sorgono moschee ricchissime. Tappa importantissima anche quella nello sperduto villaggio di Achterek. Con una cinquantina di anime non manca nulla, c’è anche la farmacia. Qui il miele e il pane hanno un altro sapore. La biodiversità monopolizza tutto è la gente vive in simbiosi con essa. L’ultimo visitatore occidentale c’è stato quattro anni fa ed era il primo della storia.•.

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