La discarica Pianera non fa più paura

di Cinzia Reboni
L’area della discarica Pianera messa in sicurezza e bonificata: è la prima del Sin Caffaro fuori dalla cittàIl sistema di copertura utilizzatoOra il rimboschimento dell’area
L’area della discarica Pianera messa in sicurezza e bonificata: è la prima del Sin Caffaro fuori dalla cittàIl sistema di copertura utilizzatoOra il rimboschimento dell’area
L’area della discarica Pianera messa in sicurezza e bonificata: è la prima del Sin Caffaro fuori dalla cittàIl sistema di copertura utilizzatoOra il rimboschimento dell’area
L’area della discarica Pianera messa in sicurezza e bonificata: è la prima del Sin Caffaro fuori dalla cittàIl sistema di copertura utilizzatoOra il rimboschimento dell’area

I veleni lasciati in eredità dalla Caffaro fanno meno paura. Nei giorni scorsi a Castegnato si è conclusa l’operazione di messa in sicurezza della discarica Pianera. Al netto delle infrastrutture e dei parchi restituiti alla comunità in città, si tratta della prima area bonificata tra quelle inserite nel Sito di interesse nazionale Caffaro. L’iter dell’intervento - che ha richiesto un investimento di 1,7 milioni - è stato scandito da una serie di stop e ripartenze dei lavori legate a problemi burocratici e a ritardi nella conferma dell’incarico al commissario straordinario Roberto Moreni. «IL TRAGUARDO è stato raggiunto grazie alla caparbietà e alla competenza dell’assessore all’ambiente Massimo Alessandria, che ha dedicato parte delle sue energie a condurre in porto la copertura impermeabilizzata sull’ex discarica incontrollata di rifiuti - osserva il sindaco Gianluca Cominassi - Evitando di sprecare risorse pubbliche, abbiamo optato per un sistema di messa in sicurezza ritenuto efficace dal commissario, da Ats, Arpa e Regione», sostiene il sindaco, replicando alla posizione degli ambientalisti che hanno sempre sostenuto che il semplice «capping» non metterebbe al sicuro dal pericolo di contaminazione. «Il rischio era che la situazione restasse ferma per chissà quanto tempo. Invece abbiamo fatto presto, e pensiamo anche bene», sostiene Cominassi. Inertizzata la discarica si passa ora alla fase due, ovvero il recupero ambientale. «È già stato concluso il lavoro di inerbimento - aggiunge Cominassi - Ora si passerà al collaudo, per verificare che tutto sia stato fatto a regola d’arte. Quindi aspettiamo il progetto esecutivo definitivo per la piantumazione, a questo punto necessariamente rinviata all’autunno». Sul cimitero di scarti industriali lasciati tra gli anni Sessanta e Settanta sull’area di 47 mila metri quadrati nascerà dunque un bosco. La zona nel 2003 era stata inserita nel Piano di bonifica Sin Caffaro: nel sito erano stati abbandonati bidoni sospetti provenienti dal polo chimico cittadino, anche se i carotaggi non avevano evidenziato concentrazioni anomale e pericolose di Pcb. Nel 2009 il ministero della salute, sulla base dei risultati del monitoraggio delle acque di falda, riscontrò il superamento della soglia di concentrazione e la contaminazione a valle della discarica, dovuta alla presenza di sostanze cancerogene, chiedendo al Comune l’immediata adozione di idonee misure e di messa in sicurezza di emergenza. LEGAMBIENTE ha criticato l’amministrazione civica per aver respinto ulteriori finanziamenti dal Sin Caffaro: sul piatto c’erano 11 milioni di euro, ma Cominassi risponde che «ogni altro intervento sarebbe stato inutile. I rifiuti degli anni Sessanta e Settanta sono ormai cristallizzati. Abbiamo preferito adottare una logica sovracomunale e non togliere risorse ad altre situazioni più gravi, come la Vallosa di Passirano e la bonifica del sistema delle rogge in città». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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