«La pandemia non ha fermato la strage»

Infortuni sul lavoro, una piaga sempre aperta
Infortuni sul lavoro, una piaga sempre aperta
Infortuni sul lavoro, una piaga sempre aperta
Infortuni sul lavoro, una piaga sempre aperta

La tragedia di Padenghe capita nel giorno in cui il sindacato lancia di nuovo l’allarme sulle «morti bianche». Nonostante il lockdown, le chiusure, le ore in meno lavorate causa Covid-19, sono stati 204 gli infortuni mortali registrati dall’Inail per la Lombardia tra gennaio e settembre 2020. Ben 86 le denunce di infortuni mortali in più rispetto allo stesso periodo del 2019 (i casi mortali erano stati 118), in percentuale un +72,88%, una percentuale che colpisce alla luce anche di una riduzione del lavori legata all’epidemia. In totale, 73.452 gli infortuni sul lavoro, contro gli 86.629 del 2019, un calo del 15,21% (13.177 denunce). «IL DATO, se depurato dalle tante ore in meno lavorate per effetto di casse integrazioni, ferie e malattie, dagli infortuni in itinere fortemente ridotti e da quelli in ambito scolastico stante la chiusura degli istituti per mesi, non fa che confermare una situazione grave», commenta Pierluigi Rancati, segretario regionale Cisl Lombardia con delega alla Salute e sicurezza sul lavoro. «Una volta di più dobbiamo sottolineare un’insufficiente azione istituzionale in materia di prevenzione e controlli - aggiunge Rancati - Regione Lombardia non ha rafforzato l’attività ispettiva e non ha aumentato gli organici dei servizi di prevenzione delle Ats, come avrebbe dovuto». «Da mesi - insiste il sindacalista - non convoca la Cabina di regia, con Ats, Inail, parti datoriali e sindacali, per monitorare e orientare l’attività istituzionale in materia di prevenzione e vigilanza negli ambienti di lavoro, tanto più necessaria rispetto all’evoluzione dell’emergenza epidemiologica in atto. Assicurare nei luoghi di lavoro la migliore gestione del rischio a tutela della salute e della sicurezza delle persone non può certo in Lombardia essere gestita come l’ultima delle priorità». A pagare il prezzo più alto è il terziario, che anche nel periodo dell'emergenza sanitaria registra un aumento: 22.890 casi tra gennaio-settembre 2020 contro i 22.577 nel pari periodo 2019. Tra le province troviamo Cremona che risulta in aumento rispetto al 2019: 4.032 denunce nel 2020 e 3.864 nel 2019. Aumento notevole del terziario anche nei casi mortali: 65 decessi nel 2020 contro i 12 nel 2019 (+441,6%). Quanto alle province, come numeri assoluti abbiamo Milano a quota 40 seguita da Bergamo 39, Brescia 35, e Cremona 25. Nello stesso periodo del 2019 erano rispettivamente 28, 13, 24 e 3.

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