Le limitazioni non fermano il cammino di pace

di IR.PA.
I ragazzi che nei giorni scorsi si sono alternati nella staffetta
I ragazzi che nei giorni scorsi si sono alternati nella staffetta
I ragazzi che nei giorni scorsi si sono alternati nella staffetta
I ragazzi che nei giorni scorsi si sono alternati nella staffetta

La Marcia della pace del 2021 è stata virtuale poiché il Covid ha modificato pure questo tradizionale appuntamento che da anni richiamava da Caionvico a Rezzato centinaia di persone ogni Capodanno. «Ma siamo sempre in cammino per prenderci cura l’uno dell’altro», ha dichiarato Emanuela Ogna, della Tavola della pace che è il soggetto più attivo nell’organizzazione. Le sue parole sono state trasmesse ieri alle 15 su Youtube, in un video di una quindicina di minuti che ha sostituito il cammino fisico, che tuttavia non è mancato nemmeno quest’anno. Nei giorni scorsi un gruppo di adolescenti ha corso dalla partenza all’arrivo del consueto percorso, passandosi a staffetta il testimone di pace. Le riprese di questa corsa sono state quindi montate, intervallate da brevi interventi di riflessione intorno al messaggio di Papa Francesco, dal titolo: «La cultura della cura come percorso di pace». «SOLO la cultura della cura può colmare le diseguaglianze sociali – ha dichiarato suor Italina Parente, la prima relatrice – solo grazie alla lingua della tenerezza ordinaria possiamo continuare ad abitare il mondo e a generarlo in modo umano». Il secondo relatore, Roberto Cavallo, della cooperativa Erika, ha ribadito: «Pace, giustizia e salvaguardia del creato sono intimamente connesse». Mariella Mentasti, premio Bulloni 2020, ha sottolineato: «Come la pace, la cura ha bisogno di un percorso composto da 10 tappe rappresentate da 10 parole: tempo, ascoltare, prestare attenzione, accorgersi, commuoversi, chinarsi, agre, condividere, fare affidamento e interdipendenza perché nessuno di noi è autonomo. Tutti dipendiamo uno dall’altro in modo reciproco e dalla reciprocità nasce l’interdipendenza. Un legame da cui può nascere la libertà». Infine Fabrizio Barca, coordinatore del Forum delle diseguaglianze e delle diversità ha esortato a «prenderci un impegno: non dimenticare che la pandemia è così grave anche perché non ci siamo premuniti, I vaccini potevano essere sviluppati già 15 anni fa e non lo abbiamo fatto per via dei processi inaccettabili di concentrazione della conoscenza». La chiusura è stata di frate Lorenzo, guardiano della comunità del convento francescano di Rezzato. «Iniziamo questo 2021 prendendoci cura delle persone dicendo loro che sono importanti», la sua esortazione. •

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