Posti letto «post» ricovero I conti non tornano ancora

di Cinzia Reboni
Il tavolo dell’incontro pubblico promosso l’altra sera a Desenzano
Il tavolo dell’incontro pubblico promosso l’altra sera a Desenzano
Il tavolo dell’incontro pubblico promosso l’altra sera a Desenzano
Il tavolo dell’incontro pubblico promosso l’altra sera a Desenzano

La situazione in provincia di Brescia è «drammatica». Le dimissioni protette «sono ancora un problema, e le famiglie si trovano a sostenere spese non indifferenti per pagare le cure dei propri malati che non possono essere gestiti a domicilio». L’allarme arriva dai sindacati Cgil, Cisl e Uil che hanno incontrato nei giorni scorsi i vertici di Ats in merito alle nuove unità d’offerta delle degenze di comunità, nate per rispondere alle esigenze di ricoveri extra ospedalieri di breve durata per casi non acuti che non possono rientrare a domicilio. La Regione ha dato indicazione alle Ats di presentare in breve tempo una ricognizione sulle degenze di comunità - un ponte tra ricovero e e assistenza a domicilio - mentre è stata rinviata alla fine dell’anno l’individuazione dei Pot, presidi territoriali (piccoli ospedali destinati a diventare poliambulatori e sedi di ricoveri per cure intermedie ed eventualmente sede di studi di medici di medicina generale) e dei Presst, terminale di erogazione di prestazioni sanitarie e sociosanitarie in cui si realizza la presa in carico dei cittadini, con una particolare attenzione alle persone in condizione di cronicità complessa e a quelle fragili o non autosufficienti e delle loro famiglie. Il decreto regionale del 31 luglio 2019, definisce le nuove unità d’offerta delle degenze di comunità, articolate su due livelli: l’assistenza residenziale extra ospedaliera (Are) di base e quella avanzata, e andrà a comprendere le attuali degenze ospedaliere sub e post acute presenti nelle Rsa, e una parte delle cure intermedie, come la riabilitazione di ambito sociosanitario. Tutte le strutture interpellate - Poliambulanza, Villa Gemma, Rsa Anni Azzurri, Rsa Falck, Madonna del Corlo e Fondazione Richiedei - opterebbero per il passaggio al livello avanzato, in quanto vantano già i requisiti richiesti. Sul territorio di Brescia saranno trasformati in Are avanzata 6 reparti di sub acuti, mentre 2 reparti di post acuta e uno di riabilitazione di mantenimento saranno riconvertiti in Are di base. Infine, 3 reparti di riabilitazione generale geriatrica potranno restare tali o cambiare ambito. Mentre il budget attualmente assegnato per i post acuti risulta adeguato, per i sub acuti non riesce a coprire i 107 posti letto - distribuiti negli ospedali di Montichiari, Orzinuovi, Iseo, Manerbio, Poliambulanza di Brescia e Villa Gemma di Gardone Riviera -, con un livello di saturazione del 76%. Nella riclassificazione rientra anche il progetto Star - servizio territoriale assistenza residenziale - della Fondazione Richiedei di Gussago: 20 posti letto, autorizzati anche all’utilizzo per subacuti, che attualmente sconta il problema di una tariffa giornaliera che la struttura ritiene non sufficiente a coprire i costi sostenuti. NEL 2020 LA SVOLTA. «Da un lato le strutture ospedaliere dovranno mettere in campo e attivare i centri servizi, in stretto collegamento con le Rsa e attraverso il necessario coinvolgimento dei medici di base - spiega Giovanna Mantelli della Cisl Brescia -. Dall’altro, la Regione dovrà definire quante e quali risorse economiche sono previste per questo progetto. È necessario uscire da una visione ospedalocentrica e attivare tutte le soluzioni possibili affinché un persona possa essere presa in carico nel suo percorso di cura, evitando ai familiari di sostenere spese non indifferenti». Secondo i sindacati, bisogna tener conto di due elementi fondamentali: il budget e la distribuzione territoriale dei servizi. «Ci sarebbe bisogno di uno sforzo per recepire una programmazione su base provinciale, che tenga conto della conformazione del territorio per dare una risposta concreta ai bisogni - hanno sottolineato i rappresentanti delle tre sigle sindacali nel corso del recente vertice con l’Ats -. Ad esempio, la Valtrompia e la Valsabbia sono carenti rispetto ai sub acuti, e per quanto riguarda la riabilitazione ci sono porzioni di territorio che sono state completamente abdicate al privato». Nella riunione sono emerse alcune linee. Secondo Augusto Olivetti dell’Asst del Garda, «la distribuzione territoriale appare adeguata, tenuto conto anche del trasferimento del reparto dei sub acuti da Pontevico a Leno». Per Giuseppe Solazzi, direttore sociosanitario dell’Asst di Franciacorta, «l’intendimento è quello di portare da 10 a 20 i posti letto dei sub acuti sul presidio di Iseo». L’Ats sta conducendo un’analisi del fabbisogno del territorio, ma, secondo il direttore generale Claudio Vito Sileo, «budget e capacità delle strutture di riconvertirsi per dare risposte alla domanda del territorio non possono essere sottovalutate nel momento in cui si affronta una riallocazione delle risorse». IN VALTROMPIA, come annunciato da Annamaria Indelicato, direttore sociosanitario dell’Asst Spedali Civili, «nascerà un Presst importante a Gardone Valtrompia, ed un altro a Nave, con alcuni presidi satellite. Per Brescia sono in corso valutazioni sulla divisione della città in 3 o 4 porzioni, oppure a Gussago con l’integrazione con il Richiedei». Per quanto riguarda invece le cure palliative «ci deve essere un cambio di mentalità - ha ammonito Annamaria Indelicato -, a partire dal medico delle cure primarie». A questo proposito, Giuseppe Solazzi ha sottolineato che «in Franciacorta le cure palliative stanno funzionando, ma deve essere certamente migliorato il rapporto con i medici delle cure primarie, che inviano i pazienti in una fase un po’ tardiva». La situazione resta tuttavia fluida e complessa. •

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